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17 Maggio 2018

Giornata internazionale contro l'omofobia

L'evento ideato da Louis-Georges Tin vuole sensibilizzare anche sui temi della bifobia e la transfobia

Il 17 maggio si celebra la Giornata internazionale contro l'omofobia. Con la campagna «Se è omofoba non è famiglia», Arcigay denuncia le discriminazioni nascoste dentro le pareti di casa

«L’ultima cosa che mi ha detto mio padre prima di sbattermi fuori di casa è che gli faccio schifo perché sono gay». Salvatore (nome di fantasia) ha 25 anni e vive a Trapani. Quando è rimasto senza una famiglia a causa del suo orientamento sessuale si è rivolto ad Arcigay (Associazione Lgbt italiana), a loro ha raccontato la sua storia per cercare assistenza, ascolto, conforto. Per essere protetto da chi lo ha messo al mondo e oggi non accetta la sua identità.

Il 17 maggio 1990 l’Organizzazione mondiale della sanità rimosse l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie. Questa data segna una ricorrenza fondamentale per la comunità Lgbt (lesbian, gay, bisexual, transgender) di tutto il mondo. Nel 2004, l’Unione Europea la trasformò nella Giornata internazionale contro l’omofobia. Molto è stato fatto per il riconoscimento di alcuni diritti fondamentali ma tantissimo resta ancora da fare, soprattutto per combattere lo stigma sociale radicato nella società.

In Italia, trentaduesima nella classifica di Ilga-Europe, l’organizzazione che riunisce tutte le realtà Lgbt in Europa, sono centinaia e centinaia le richieste raccolte ogni anno da Arcigay da ragazzi maltrattati o disconosciuti dalle proprie famiglie per il loro orientamento sessuale. Situazioni che rimangono nell’ombra e da cui è difficile liberarsi, come accade a Luca che non esce di casa da mesi perché è trans e la sua famiglia lo tiene nascosto tra le mura della loro abitazione. «Colpisce leggere questa agghiacciante successione di figli e figlie allontanati da casa», continua Piazzoni. «Di singoli e coppie insultati e picchiati per strada, di manifesti, striscioni, cartelli, scritte sui muri che con grande violenza segnano i luoghi che attraversiamo. Pizzerie, discoteche, lidi balneari, ambulatori medici, scuole diventano campi minati in cui si prende forma una modalità di oppressione martellante, che spesso arriva alla violenza fisica >>.

Redazione Sintony News: Fabio Meloni