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25 Novembre 2015

Rapporto WEF. L Italia migliora ma non basta

LE DONNE HANNO RAGGIUNTO OGGI IL REDDITO CHE GLI UOMINI AVEVANO NEL 2006 RAPPORTO WEF. L'ITALIA MIGLIORA MA È ANCORA 41ESIMA NELLA PARITÀ UOMO DONNA

C’è meno discriminazione tra uomo e donna in Islanda, che si piazza (e non è una novità rispetto agli anni precedenti) al 1° posto del Global Gender Gap Report, la classifica mondiale che misura la disparità di genere del World Economic Forum. Il Paese più a Nord dell’Europa, con capitale Reykjavik e i suoi 350mila abitanti su tutta l’isola, è però quinta per opportunità e partecipazione economica (al 1° posto c’è la Norvegia, mentre l’Italia appare al 111°) ma la ritroviamo al 1° primo posto per quanto riguarda l’istruzione scolastica (la Norvegia scende al 32° e l’Italia si piazza al 58°) e in ambito politico (24° per l’Italia, 3° Norvegia, 2° Finlandia). Ma l’Islanda scivola al 105° per salute e tasso di sopravvivenza. E qui anche noi non eccelliamo nonostante la nostro tanto rinomata ‘Dieta Mediterranea’): 74° per l’Italia, a pari merito con Australia e Svizzera, dopo Cipro e prima della Zambia. Al 1° posto dei Paesi dove si vive più in salute e si è più longevi c’è la Finlandia, assieme ad altri i 40 Paesi come Francia, ma anche numerosi Stati del Centro America (Venezuela e Messico, tanto per fare un paio di esempi) e del Sud America (Brasile e Argentina per nominarne alcuni) e anche dell’Africa come Angola, Uganda e Zimbabwe. All’ultimo posto la Cina preceduta dall’Armenia e dall’India. Se in Islanda funziona il sistema e c’è rispetto dei ruoli tra uomo e donna, la qualità della vita viene minata dal troppo freddo, troppo vento, scarsità di sole d’inverno, zero alberi o quasi, grande carenza di verdure e frutta fresca. Meglio allora vivere in Ruanda, dove fa caldo e crescono bontà della natura tropicali? Il Paese africano, ex colonia tedesca, dove il genocidio del 1994 fu uno dei più sanguinosi episodi della Storia del XX secolo, balza al 6° posto della classifica generale della parità di genere, ma è al 91° nella colonna “Salute e sopravvivenza” e al 112° per istruzione. L’Italia guadagna quest’anno 28 postazioni, salendo ai più alti livelli mai raggiunti nell’indice stilato dal Forum svizzero: migliora per tre anni consecutivi. Dal 69° al 41° posto (su uno studio fatto in 145 Paesi) per quanto riguarda la discriminazione generale tra uomo e donna, vuoi per l'applicazione delle cosiddette “quote rosa” in Parlamento o per la presenza femminile nelle istituzioni, ma se andiamo a guardare meglio troviamo che le donne vivono meno e peggio: 74° posto per “salute e sopravvivenza”. E poi, l’Italia ha “ancora molto da lavorare in campo economico”, si legge nel rapporto: 111° a livello mondiale, tra le più basse in Europa davanti a Malta e Turchia. Lo stivale si piazza al 91° riguardo la forza lavoro e al 109° quando si va a toccare il tasto più dolente: equità nei salari. Il “gap” di genere globale, basandosi sui quattro pilastri del World Economic Forum (economico-politico-salute-istruzione), si attesta al 4% dal 2006. La disparità economica al 3% con un progresso verso l’uguaglianza dei salari e la parità nella forza lavoro. Questo gap non si chiuderà prima del 2033. Grande progresso si registra nell’istruzione. In 97 Paesi tra gli iscritti all’università la maggior parte sono donne. Però, le donne solo in 68 Paesi rappresentano i lavoratori qualificati e solo in quattro nazioni sono la maggioranza dei leader. La disparità nell’istruzione si è allargata o è rimasta praticamente la stessa in 24 nazioni. Il maggiore progresso si registra nell’emancipazione politica che in dieci anni è passato da un 14% a un 23%. Ora ci sono quattro nazioni dove le donne hanno posizioni identiche a un uomo a livello lavorativo professionale, tecnico e anche ministeriale (Danimarca, Botswana, Belize ed Ecuador) e due Paesi con parità in Parlamento (Fiji e Ghana). NEL DETTAGLIO Opportunità e partecipazione economica L’Italia figura nella classifica al 111° su 145 Paesi analizzati. Al 1° posto: la Norvegia, seguita da Barbados, Burundi e Svezia. Gli Stati Uniti sono al 6° preceduti dall’Islanda, seguiti dale Bahamas. All’ultimo posto troviamo lo Yemen, preceduto da Siria e Pakistan. In coda ci sono anche Iran, Marocco, Arabia Saudita e Giordania. Israele al 71°, il Regno Unito al 43°, Filippine al 16° davanti alla Svizzera e dietro al Botswana. Istruzione Studiano di più le donne in Australia, al primo posto, ex equo con altri 24 Paesi, tra cui: Bahamas, Botswana, Repubblica Ceca, Canada, Honduras, Islands, Malta, Swaziland. Ultimi: Chad, Benin, Guinea, Yemen, Angola, Etiopia, Mali, Costa d’Avorio. L’Italia è al 58° accanto a Trinidad e Tobago e lo Sri Lanka. Il tasso di analfabetismo è pari allo “zero”, sia per uomini sia per donne, entrambi al 100%, in 11 Paesi: Russia, Cuba, Kazakistan, Slovenia, Estonia, Ucraina, Georgia, Tajikistan, Belarus, Azerbaijan, Armenia. Non c’è disparità neanche in Paesi come negli Usa, dove però il tasso di analfabetismo, sia per le donne, sia per gli uomini, è del 99%. C’è invece disparità nel Lesotho: le donne sono più colte (88%), 70% gli uomini. Oppure in Giamaica: 93% donne, 84% uomini. Mentre in Liberia, le donne che studiano rappresentano solo il 33% rispetto al 62% degli uomini, anche in Mali il 29% delle donne ha accesso ai libri, e il 48% tra gli uomini. Politici, ministeriali e manager istituzionali Islanda al 1° posto, seguita da Finlandia e Norvegia. Sorpresa al 4° posto occupato dal Nicaragua. Seguono Svezia e Irlanda. Incredibilmente troviamo il Ruanda. Nello Stato africano il potere femminile al governo e in parlamento aumenta, ma il Paese non è certo rassicurante per altri fronti: attentati, violenze, censure, condanne e uccisioni per essersi solo espresse contro il regime. Poi, all’8° c’è il Bangladesh e qui viene automatico chiedersi come mai fuggono in massa verso l’Europa. Al 9° c’è l’India. Anche qui: potere alle donne in alto, ma in basso tra le massaie? All’ultimo posto c’è il Brunei, quel meraviglioso sultanato che affaccia sul mare, assieme a Qatar, Libano, Oman, Kuwait e Yemen. C’è poi, questo è un dato bizzarro, l’Ungheria, in mezzo al Bahrein, Iran ed Egitto. Su 145 Paesi, la Cina è al 73°, solo un posto indietro rispetto agli Stati Uniti d’America (74), Israele al 54°, Italia al 24°. Salute e sopravvivenza Ben 40 Paesi si piazzano a pari merito al 1° posto: Dall’Angola allo Zimbabwe, dall’Argentina alla Turchia, dalla Francia alle Fiji, dalla Giamaica alla Latvia, dal Sudrafrica alle Filippine, dale Mauritius a Capo Verde, dal Brasile alla Guyana. Sarà per il clima o per i cibi esotici, qui ci si ammala di meno e di vive di più. Italia al 74°. Al 145°, quindi ultima, c’è la Cina preceduta dall’Armenia e dall’India. Se il governo di Nuova Delhi dà più potere alla donna a livello istituzionale, non offre certo qualità della vita e longevità. Islanda al 105° a pari merito con la Nuova Zelanda. Secondo questa classifica, nel sistema sanitaria lavorano più donne in Burundi di quanto ne lavorino in Israele, per esempio. La ragione si potrebbe trovare nella necessità (Hiv in primis) di personale sanitario femminile richiesta dal Paese africano. La Russia è al 42° e Usa al 64°. Il Global Gender Gap Report è stato introdotto nel 2006. Lo studio fornisce un quadro che mostra l'ampiezza e la portata della disparità di genere in tutto il mondo. Per ogni nazione l'indice fissa uno standard del divario di genere basandosi su criteri economici, politici, educazione e salute, e fornisce una classifica dei Paesi, permettendo un confronto efficace sia tra regioni sia gruppi di reddito nel tempo.