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19 Giugno 2015

Controlli a distanza sui lavoratori

Il Jobs Act ha modificato l'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori. Il Grande Fratello sui lavoratori addio Privacy

Continua il botta e risposta polemico sulla possibilità di controllare a distanza i lavoratori, con Susanna Camusso che attacca e il ministero del Lavoro che non si sottrae, anzi risponde puntualmente con una nota nella quale smorza il polverone che si è sollevato. "E' uno spionaggio nei confronti dei lavoratori. Se uno viene autorizzato a entrare nei mezzi di comunicazione che usano le persone, è difficile non definirlo Grande Fratello", ha detto il segretario della Cgil commentando l'introduzione dei controlli a distanza nel decreto attuativo del Jobs Act. "Non ce l'aspettavamo, mi sembra evidente che per tante ragioni ci sia un abuso rispetto alle norme di diritto che esistono sulla privacy delle persone", ha aggiunto Camusso. "Non c'è nessun Grande Fratello e nessuna liberalizzazione", ribatte il ministro Giuliano Poletti, perché, spiega, "le imprese che montano telecamere o impianti di controllo hanno l'obbligo di avere o l'autorizzazione sindacale o della direzione del lavoro come era prima"Il dicastero ha precisato in una nota che il decreto adegua le norme dello Statuto dei Lavoratori del 1970 "alle innovazioni tecnologiche nel frattempo intervenute. La norma non 'liberalizza', dunque, i controlli ma si limita a fare chiarezza circa il concetto di 'strumenti di controllo a distanza' ed i limiti di utilizzabilità dei dati raccolti attraverso questi strumenti, in linea con le indicazioni che il Garante della Privacy ha fornito negli ultimi anni e, in particolare, con le linee guida del 2007 sull’utilizzo della posta elettronica e di internet". Lo stesso titolare del Lavoro, Giuliano Poletti, ha ribadito: "Non c'è nessun Grande Fratello" e "nessuna liberalizzazione", perché "le imprese che montano telecamere o impianti di controllo hanno l'obbligo di avere o l'autorizzazione sindacale o della direzione del lavoro come era prima".Il ministero ha precisato ancora che gli strumenti di controllo si installino "esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale; ed esclusivamente previo accordo sindacale o, in assenza, previa autorizzazione della Direzione Territoriale del Lavoro o del Ministero". La modifica all'articolo 4 dello Statuto chiarisce, poi, che "non possono essere considerati 'strumenti di controllo a distanza' gli strumenti che vengono assegnati al lavoratore 'per rendere la prestazione lavorativa' (una volta si sarebbero chiamati gli 'attrezzi di lavoro'), come pc, tablet e cellulari. In tal modo, viene fugato ogni dubbio - per quanto teorico - circa la necessità del previo accordo sindacale anche per la consegna di tali strumenti".In questi termini, ha concluso il ministero, "l'accordo o l’autorizzazione non servono se, e nella misura in cui, lo strumento viene considerato quale mezzo che 'serve' al lavoratore per adempiere la prestazione: ciò significa che, nel momento in cui tale strumento viene modificato (ad esempio, con l'aggiunta di appositi software di localizzazione o filtraggio) per controllare il lavoratore, si fuoriesce dall’ambito della disposizione: in tal caso, infatti, da strumento che 'serve' al lavoratore per rendere la prestazione il pc, il tablet o il cellulare divengono strumenti che servono al datore per controllarne la prestazione. Con la conseguenza che queste 'modifiche' possono avvenire solo alle condizioni ricordate sopra: la ricorrenza di particolari esigenze, l’accordo sindacale o l’autorizzazione". Qualora il lavoratore non sia adeguatamente informato dell'esistenza e delle modalità d'uso delle apparecchiature di controllo a distanza e delle modalità di effettuazione dei controlli "i dati raccolti non sono utilizzabili a nessun fine, nemmeno disciplinare".Prima di questa precisazione, la Cgil per bocca di Camusso ha promesso che "interverrà prima di tutto guardando al l'iter parlamentare nelle commissioni", poi alle Autorità e valuterà eventualmente se pensare a ricorsi giudiziari. "Siamo di fronte a una idea sconvolgente della vita delle persone - ha aggiunto Camusso a margine di un convegno sulla pubblica amministrazione - il lavoro è sempre di più una merce giocata al ribasso. E' l'ennesima conferma di un disinvestimento sul lavoro. E' la conferma che tutte le affermazioni di lotta alla precarietà sono negate dalle modalità concrete con cui si impedisce ai lavoratori di essere persone libere". Al coro polemico si è unito il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo, per il quale "La norma rappresenta l'ennesimo strumento di un neoliberismo dalla faccia buona, ma non meno sfrenato di quello antico".A favore dei controlli invece il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. "Chi ha la coscienza pulita - dice - non dovrebbe temere nessun tipo di controllo, non deve aver paura di controlli a distanza. Non mi sembra una cosa così grave"