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26 Febbraio 2015

Eutanasia sui minori Dibattito

La nuova legge in Belgio e i dibattiti in Italia

La morte dolce a disposizione dei più piccoli. Dal 13 Febbraio scorso il Belgio accetta ufficialmente la legge sull'eutanasia senza limiti di età. Anche un bambino può chiedere di morire. Dopo un lungo dibattito, la Camera belga annuncia la clamorosa decisione. Numerosi i deputati a favore tra socialisti, verdi e liberali. I 'no' provengono invece da cattolici ed estrema destra. Un tema complicato, un turbinio di opinioni e accuse. Il 73% della popolazione belga si dichiara favorevole alla decisione presa dal Parlamento. A poter usufruire del nuovo proclamato diritto di eutanasia saranno non solo gli adulti, ma anche i bambini di tutte le fasce di età, che -con il consenso dei genitori- potranno richiedere il ricorso a una morte dolce. Il diritto è esteso esclusivamente ai malati terminali e a chi soffre di mali incurabili che non lasciano scampo al dolore estremo. L'idoneità della situazione verrà decretata da uno psicologo esterno, che cercherà di valutare le reali volontà dei piccoli e a testare il loro grado di coscienza sulla parola e il significato di morte. Chi parla di omicidio atroce -reso ancora più grave poiché a carico di minori-, chi punta il dito sugli ottusi e si dimostra favorevole alla considerazione delle volontà di ogni essere umano, indipendentemente dall'età o dalle condizioni fisiche. Già l'Olanda aveva aperto la strada all'eutanasia tra i minori, ponendo però un limite di età ai 12 anni. Una decisione difficile da prendere. La vita è un diritto inalienabile, ma non siamo forse liberi di decretarne la fine proprio per la sua intoccabilità? Un adulto in condizioni mentali sane è sicuramente più un grado di decidere ciò che è meglio per il suo corpo e per la sua mente, tenendo conto della sua cultura e del grado di tolleranza a un dolore che, talvolta, si dimostra penetrante fino a scarnificare la stessa essenza di un corpo e di una vita. Anima e pelle unite o disgregate in un grande dilemma che spacca l'opinione pubblica. I dibattiti non si sono mai spenti nemmeno in Italia, soprattutto dopo l'esempio del caso, diventato mediatico, di Eluana Englaro. Metà a confronto. Proteste vive tra i "no" all'imperdonabile omicidio. I favorevoli invece richiedono la morte consensuale in casi critici e la validità dei testamenti biologici in caso di morte cerebrale. Rispetto per un desiderio che brucia, per una stanchezza imposta da un male che rende meno umani? Ciò che è certo è che i bambini, probabilmente a ragione, non dovrebbero esserne toccati. Una questione morale? No, più che altro di coscienza. Quanto può comprendere un bambino della decisione che sta prendendo? A quanto arriva la consapevolezza dell'idea di morte? Il mancato risveglio, l'assenza di un respiro, per alcuni il vuoto, per altri il paradiso. Un limite di età ci dovrebbe essere, ma a confortare è la profonda analisi dei casi -diversi l'uno dall'altro- giudicati da professionisti che terranno conto della gravità delle situazioni ritenute senza speranza. Lo scontro è aperto più che altro tra frontiere differenti, visioni opposte sull'esistere e su una fine posta intenzionalmente. Un tramonto dignitoso, un termine anticipato dell'inevitabile. Oppure un coltello piantato nel cuore di vittime aiutate nella morte, ma al contempo carnefici di se stesse, irrispettose di una sentenza che spetta a Dio o alla natura in persona. Occhi che giudicano, medici obiettori di coscienza, ma anche libertà che sconfiggono gli sguardi biechi, che a testa alta, senza rimorso, portano avanti le loro battaglie e quelle dei loro cari. Lotte di chi si sente morto e non sepolto in un letto di ospedale. In Italia l'assenza di una legge specifica rende le idee ancor più confuse, le scelte più difficili, le guerre più sanguinose. Tra difensori della Chiesa e del Papa (percepiti come patrimonio del Belpaese) e spiriti del libero arbitrio è scontro aperto. Una legge più chiara non eviterebbe forse i lunghi processi e le fughe all'estero nei paesi con legislazione più favorevole? Un ago, un pizzico, un sonno eterno che scorre nel sangue. Uno stop all'accanimento dei farmaci o una lenta morfina che favorisce la dolce quanto più dura discesa. Liberi nella vita, liberi nella morte. Ma dove il pensiero non arriva, la libertà forse trova il suo limite: alla richiesta dolorante di un bambino che vuole volare non sapremmo rispondere.
Redazione Web: Alba Roberta Marini