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6 Febbraio 2015

Mutilazioni genitali: l'Onu dice NO

Tre parole d'ordine: sensibilizzare, contrastare, prevenire

Occhi curiosi che guardano il mondo cercando di cogliere ogni colore e ogni forma, di scoprire ogni perchè: è in essi che c'è l'anima dei bimbi. Un'anima che andrebbe protetta e preservata sempre. Ma esiste una pratica che oscura per sempre la dignità di queste piccole creature; è la mutilazione genitale (Mgf). Circoncisione, escissione del clitoride, infibulazione: tre tipologie di mutilazioni crudeli e barbare, la cui sopravvivenza spaventa. Le vittime sono bambine in tenera età tra i 4 e i 14 anni, ma l’età può essere ancora più bassa, tanto che in alcuni Paesi vengono operate a un anno di vita o persino neonate di pochi giorni. Oggi, 6 febbraio si celebra la XII Giornata Mondiale, indetta dall'Onu, dedicata alla sensibilizzazione, al contrasto e alla prevenzione di queste pratiche. I dati sono preoccupanti. L'Unicef denuncia 125 milioni di casi nel mondo che riguardano donne e bambine, mentre l'Organizzazione mondiale della sanità prevede siano 30 milioni quelle a rischio nei prossimi 10 anni. È l’Africa il continente padre di una tradizione così violenta, ma la pratica è estesa e diffusa in almeno altri 29 Paesi tra cui Medio Oriente, Paesi asiatici, alcune regioni dell’India, e si sta rapidamente diffondendo anche in Europa e in Italia. Da evidenziare però, il fatto che non esistono dati certi sulla portata del fenomeno concernenti le donne residenti in Europa. Ad oggi secondo il Parlamento Ue sarebbero circa 500mila, mentre in Italia si parla di 35mila donne che convivono con le mutilazioni e circa 8mila bambine a rischio. Una cosa è certa: la diffusione del fenomeno in Europa è avvenuta a seguito della presenza di migranti che lo hanno importato dai loro Paesi d'origine. Infatti, le famiglie che vivono in Europa continuano a mantenere forti legami con i loro paesi d’origine e quindi possono subire notevoli pressioni sociali per continuare la pratica sulle figlie nate e cresciute nel nostro continente. L’Europa, e i paesi membri, inclusa l’Italia, si ritrovano quindi a dover fare i conti con un tema complesso che necessita una risposta particolarmente articolata. Già nel 2012 l'Assemblea generale dell'Onu aveva adottato una soluzione per il divieto universale di questi atti che ledono in modo irreversibile la dignità delle donne, ma il fenomeno persiste. L’Italia è stata tra i primi paesi a ratificare la Convenzione di Istanbul, elaborata dal Consiglio d’Europa per contrastare la violenza sul sesso debole. All’interno di questa normativa c’è un articolo dedicato alle mutilazioni genitali, e questo rappresenta un traguardo importante, soprattutto riguardo alla presa di coscienza del problema che non solo lo definisce un reato ma prevede attività di prevenzione che mettano in pratica la strategia delle 4 P (prevenzione, protezione, punizione, politiche) per le quali venne previsto un finanziamento di 5 milioni di euro l’anno a partire dal 2006. Questo finanziamento però, dal 2012 è stato interrotto e spetta al governo reintrodurlo al più presto. In prima linea nel lavoro di sensibilizzazione e prevenzione c'è l'Associazione italiana per le donne per lo sviluppo (AIDOS) capitanata da Maria Grazia Panunzi, che si occupa di contrastare il fenomeno da più di 30 anni. Pia Locatelli, coordinatrice del Gruppo di lavoro parlamentare “Salute sessuale e diritti delle donne” insieme all' Aidos ha organizzato per oggi alle 11.30, presso la sala stampa della Camera dei deputati, l’incontro “Le mutilazioni genitali femminili in Europa: la convenzione di Istanbul per contrastare il fenomeno”.
Spesso, inconsce di essere cadute in mano a veri e propri macellai, queste bambine e queste donne, nella maggior parte dei casi, non percepiscono le violenze come tali ma, al contrario, come un rito iniziatico per entrare a pieno titolo nella comunità. Negli ultimi anni, i dati segnano una significativa decrescita, soprattutto nei paesi dove si è investito su istruzione e formazione. Questa la prova che è soprattutto grazie a scolarizzazione, campagne culturali e di sensibilizzazione, che si possono ottenere risultati significativi. Bambine e future donne che non hanno la possibilità di conoscere il loro corpo, che vengono private del loro sesso e, quindi, della loro essenza. Sono donne bianche e nere, ma soprattutto sono "rosa", il più bel fiore della società.
La Redazione Web: Giulia Onano