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6 Febbraio 2015

Gossip nero Quando la morte diventa spettacolo

Jack lo squartatore fu il promo caso mediatico di omicidio

Corre il 1888, siamo a Whitechapel, quartiere popolare e degradato di Londra. Un margine di società brillante, un Est-end dimenticato nella povertà, nella sporcizia, nella criminalità. Quando la notte calava le strade erano buie, i cunicoli stretti e lugubri diventavano habitat delle lucciole. Gli omicidi non erano rari. Le case aperte e poco sicure e le molte solitudini allo sbando rendevano il tutto più facile, tanto che una morte non faceva scalpore. Finché nell’estate di quell’anno, una figura misteriosa e oscura iniziò a intimorire i temerari londinesi. From hell- dall’inferno, Jack lo squartatore fu il primo caso mediatico di omicidio. Non a caso. L’efferatezza dei suoi delitti, le indagini senza sbocco, la leggenda dell’uomo col cilindro, la misteriosa lettera con omaggio di rene umano scatenarono l’interesse morboso della stampa e dei cittadini. Sulle tracce dell’assassino. Giorno per giorno. Così i dettagli dei macabri scempi e le novità investigative riempivano le pagine dei giornali di tutto il mondo. Opinioni e impressioni del popolino dell’Est-end non sfuggivano agli occhi attenti dei vittoriani reporter, pronti ad inquadrare spaccati di vita e ritratti di una società madre di un criminale. Facciamo ora un salto di quasi 130 anni. Non più apocalittiche sfide a Scotland Yard, non più solo carta ma anche video. Oggi i salotti si fanno in tv. E se il gossip e le sit-com la fanno da padrone, la cronaca nera ha deciso di adeguarsi. Numerosi i programmi dedicati all’ “agenda” delle persone scomparse e ai casi irrisolti. Altrettante le trasmissioni di intrattenimento che, con un vago profumo di pseudo-giornalismo, si buttano nella mischia mediatica come moderni Sherlock Holmes. L’elementare Watson però non funziona. E’ il boom di omicidi insoluti e di indagini che durano anni. Ricerche di corpi svaniti e di prove evaporate. Chiacchiere. Opinionisti in tumulto e indagati a confronto: il telespettatore sceglie i suoi colpevoli. Non c’è un televoto, ma il meccanismo è inconscio. Si condanna da casa il “cattivo”, si individuano le prove, si traggono le conclusioni. Atti sotto i nostri occhi, dichiarazioni alle nostre orecchie. Non tutto però è giudiziario. Si scava. La vita degli altri alla nostra mercé. Il diario di Sarah Scazzi, gli sms di mariti infedeli, i giovani tentativi di suicidio di Veronica Panarello e un DNA che ha rivelato un tradimento interrato da anni. Niente paura di andare oltre. Se il personale non basta, è l’intimo il prossimo ricercato. Segreti di famiglia, rivalità scolastiche, vite sociali inesistenti. A caccia dello scoop o reale interesse e diritto di cronaca? Il giallo che diventa business. Un reality-crime che fa più audience di un visionario film di Hitchcoc. Molto più vero di un romanzo di Stephen King. E se la curiosità esagerata dei telespettatori è presto saziata, come mantenere più a lungo la fame? Il via alla pornografia delle emozioni. Vittime martirizzate, colonne sonore per vite infrante, parenti giustizieri nel dolore. E poi ancora pianti, rabbia, reazioni. Testimoni, amici, fidanzati che raccontano la loro storia. Reti che si infittiscono. Una moderna soap opera con ambientazione reale. Il pubblico si fidelizza: l’attesa della nuova puntata -contenitore di nuovi dettagli- fa si che si risintonizzi la settimana seguente. Stesso canale, stessa frequenza. Rivelazioni shock, morti annunciate alle madri in diretta tv. Il circo mediatico in assalto. Una gara a chi arriva prima, a chi racconta di più. Dignità infrante oltre la morte. Il ricordo di una donna, un uomo, un bambino: ritratto estratto, che- in vita- non sarebbe mai stato rivelato. Il rispetto di un'identità si ferma forse sul finir del suo respiro? Nel vortice dei mass media soggettività rubate, vittime e carnefici costruiti in un personaggio. Tasselli perfetti di un puzzle da assemblare. Perché tutto proceda è necessario creare. E se il caduto è umano, se il boia é barbaro, l'ingranaggio funziona di più. Doppiamente uccisi: morti nel dolore, sepolti ma immortali nel fabbricato di un prodotto tv.
Redazione Web: Roberta Alba Marini