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3 Novembre 2014

Il mito di Anna Bolena

Un Halloween passato e un fantasma che ha 500 anni

Corpo pallido, veste bianca, capo mozzato e sanguinante, anima insaziabile in cerca della sua vendetta. Costume degno di Halloween. La Torre di Londra infestata dal fantasma della seconda moglie di Enrico VIII. O almeno così si dice. Anna Bolena, come molti altri condannati, trovò in quel luogo la sua fine e oggi ne farebbe la dimora del suo mancato riposo. Aloni di mistero londinese. Ma riavvolgiamo la pellicola. Ai tempi degli intrighi, dei sontuosi palazzi, degli amori e del potere, tra balli mascherati ed esecuzioni feroci. Ai tempi dei corsetti stretti, delle gonne ampie e delle maniche a imbuto, dei mantelli di pelliccia e dei galloni dorati. Quando l’Hyde Park di Londra era riserva di caccia reale. Quando l’avvento della dinastia Tudor ha cambiato le sorti di un’Inghilterra affascinante, che del 500 ha fatto il suo secolo. Siamo alla corte di Enrico VIII, < il re dei re>. Figura imponente e massiccia, capelli rossicci e sguardo fiero, un re che di mogli ne ha avute sei e che ha creato una sua Chiesa, quella anglicana, in nome del sogno lontano di una forte discendenza. Tra infinite amanti, oltre la moglie Caterina d’Aragona, c’è lei, l’unica donna ad aver mantenuto vivo l’interesse del re così a lungo. Dopo 7 anni di corteggiamento, anni di lotte per l’annullamento del matrimonio, la giovane Bolena scardina i princìpi della Cristianità e sposa Enrico. Se fu amore non è chiaro. Il re era ossessionato dal desiderio di un figlio maschio. La prima regina consorte, con cui aveva avuto una figlia, era ormai anziana e non più in grado di dargliene. Così Anna, tra le tante, per fortuna o forte ambizione ebbe la meglio. Ma l’iniziale buona stella fu la causa della sua stessa rovina. Madre della futura Elisabetta I d’Inghilterra, dopo numerosi aborti non diede ad Enrico ciò che aveva tanto bramato. Osteggiata dal popolo, ripudiata dal re e dalla corte, morì, giustiziata nelle Torre di Londra nel 1536 con l’accusa di alto tradimento, adulterio, incesto e stregoneria. Interessi personali a parte, un amore reale che ha fatto e fa sognare. Le lettere rinvenute ,scritte da un innamorato Enrico alla sua Anna, anche se di dubbia paternità, hanno dato il via alla creazione di un mito di un amore profondo, scemato a causa dell’estenuante ricerca di un erede mancato, e destinato, come le grandi storie, a un finale infelice. “Ahimè amore mio voi mi ferite Rifiutandomi (..)Mentre io vi ho amato così a lungo (…)Greensleeves era tutta la mia gioia Greensleeves era la mia felicità (https://m.youtube.com/watch?v=mmh9__mI51g)Le note di Greensleevees –letteralmente maniche verdi- risuonano in un’atmosfera cinquecentesca, rinfrescando la memoria di un cuore che prima dell’odio batteva. Secondo la leggenda questa melodia sarebbe stata composta dallo stesso Enrico, quando il suo interesse per la giovane dama nasceva. Le chiacchiere di corte e del popolino vedevano nella Bolena una strega, marchiata dal diavolo coi suoi segni evidenti: una verruca nel collo e un sesto dito nella mano sinistra. Da qui il mito della canzone, dove le maniche ricordavano l’esigenza di nascondere una deformità invisa, anche se probabilmente mai esistita. Un odio non mascherato. Chi faceva di lei la causa dello scisma, chi le rinfacciava le sofferenze e l’umiliazione subita dalla regina Caterina, tanto amata. L’incapacità di Anna di dare alla luce un figlio maschio alimentarono le malelingue, così la nuova consorte – ormai inutile a soddisfare i desideri del sovrano- si arrese al suo destino. Cinque amanti le furono attribuiti, tra cui il suo stesso fratello George. Era evidente che fossero calunnie per liberarsi di lei. Decapitata da un boia professionista, ingaggiato dal re per procurarle il minor dolore possibile, poco prima della sua morte non fece che ripetere < Dio accogli la mia anima>. Ma così forse non è avvenuto. Nella Torre Di Londra, dove gli spiriti si aggirano minacciosi, assetati di orrore e rassegnati al mancato trapasso, il suo fantasma continuerebbe a manifestarsi. Suggestioni, leggende. Anna cammina infuriata con la testa sottobraccio. La sua prima manifestazione risalirebbe addirittura a poco dopo la sua morte, agli occhi dello stesso re Enrico, che, spaventato, iniziò a pentirsi del destino crudele a lei riservato. Agli occhi dei suggestionabili e dei ghost hunters Anna Bolena ancora vive. A chi ai non morti non crede, rimane un mito, pur sempre immortale, di una donna uccisa dalla sua ambizione, accusata ingiustamente di reati mai commessi ed emblema di un’ Inghilterra, quella del 500, grandiosa ma senza scrupoli. Celebre vittima di un amore legato indissolubilmente alla sua distruzione.


La Redazione Web: Alba Roberta Marini