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14 Ottobre 2014

Vi dichiaro marito e marito

Amore senza frontiere tra realtà e utopie

Anche i gay hanno diritto di essere infelici come le altre coppie. Pizzico di cinismo a parte –il matrimonio come sventura autoinflitta è roba già sentita- il comico statunitense Chris Rock non ha tutti i torti. Tra lotte giudiziarie, proteste pro-diritto, tolleranze mancate e “naturalisti” in tumulto il matrimonio omosessuale è sempre motivo di dibattito, soprattutto nel Belpaese. Risale al 2012 la prima unione trascritta sul registro dell’anagrafe del comune di Grosseto, da allora l’Italia ha aperto la mente. Via ai riconoscimenti dei matrimoni gay contratti all’estero. E il vissero per sempre felici e contenti finalmente diventa possibile. O forse no. A pochi giorni fa risale lo scioccante rifiuto di Alfano. Il Ministro degli Interni esorta i sindaci a fermare le trascrizioni. Accortosi della gaffe, o forse della totale mancanza di presa del suo formale invito, si appiglia alla Costituzione “Quando ci sarà una legge sui matrimoni gay la farò applicare, per ora non sono previsti”. Ma l’obiettività tra i dibattiti si perde, e si attende un riscontro oggettivo. Il Codice Civile Italiano non prevede nulla a proposito della diversità di sesso degli sposi, nonostante la presenza in diversi articoli delle parole “moglie e marito”. Sufficiente per dichiarare il matrimonio gay incostituzionale? Alle prese con una “diversità” imposta da un Codice Civile poco chiaro e una classe politica diversamente laica, i fiori d’arancio –quelli sessualmente uguali- non sono ancora liberi di sbocciare. Ma forse non tutto è perduto, i sindaci prendono in mano la situazione e mantengono la traiettoria: dritti verso la parità dei diritti civili. Benvenuti nell’universo delle coppie -di fatto ma non di nome- che per il loro riconoscimento devono lottare contro un istituto, quello del matrimonio, che non dovrebbe essere filtrato da nessuna coscienza religiosa o presunta morale. Per la nuova generazione omosex la speranza è dura a morire: non solo matrimoni riconosciuti (anche se figli di terra straniera), ma anche un’Italia evoluta dove convolare a nozze è diritto di tutti. <Non vedo perché dovrei essere costretta a sposarmi all’altro capo del mondo. Io e la mia ragazza siamo giovani e ancora non pensiamo al matrimonio, ma in futuro mi piacerebbe potermi sposare nel mio paese, alla presenza della mia famiglia e dei miei amici> parla Valentina 21enne quartese. E se il contorno di un sogno matrimoniale si fa flebile, ma non totalmente indistinto, la famiglia arcobaleno –che di mamme o papà ne ha due- sembra ancora lontana da un totale riconoscimento. Chi si erige a crociato della normalità (sancita da Dio e natura) ,chi riconosce nell’amore l’unico ingrediente necessario alla creazione di un nucleo unito, in un mondo dove l’omogenitorialità non fa paura. Menti divise in una polemica che scalda i cuori e accende gli animi: i conservatori gridano no alle adozioni e alle inseminazioni nelle coppie gay, mentre i protagonisti non intendono arrendersi alla rinuncia. < Una coppia di omosessuali non fa un figlio dal nulla, con tutti i problemi che si affrontano per averlo, penso che l’intenzione sia quella di dargli solo amore> continua Valentina, fermamente convinta che la giusta ricetta per la famiglia perfetta sia l’affetto tra i suoi componenti, omo o eterosessuali che siano. Ma i soliti bacchettoni dissentono: il confronto con la normalità delle altre famiglie potrebbe essere causa di confusione e infelicità per un bambino nato e cresciuto in un contesto “diverso”. Valentina non esita a ribattere < Ci sono famiglie che vivono in situazioni difficili. La droga, la mancanza di una casa o di uno o entrambi i genitori creano vuoti difficilmente colmabili. Anche in questo caso il confronto potrebbe essere inevitabile. Le famiglie omosessuali sono uguali alle altre, solo accettando e convivendo con ciò che è concepito come fuori dall’ordinario lo si può far diventare ordinario>. Insomma, a furia di vedere, la vista si abitua. Spunto di riflessione per un’Italia che si evolve e per chi si arroga il diritto di decidere cosa sia giusto o sbagliato, normale o anormale, comune o grottesco. Omosessuali in rivolta la strada è ancora lunga, preparatevi dunque alla lotta. Chi la spunterà? La parola al tempo.

La Redazione web: Alba Roberta Marini