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14 Ottobre 2014

Ombrello tablet: questo è il problema

Hong Kong vs Roma: proteste studentesche a confronto

Riscaldamento che non funziona, nuova riforma alle porte, troppi compiti o perdite d'acqua nei bagni. Gli studenti italiani sono sempre pronti a contare fino a tre e scatenare l'inferno. Il 10 ottobre, come preannunciato dalle varie associazioni studentesche, un corteo numerosissimo ha attraversato tutta la penisola da nord a sud. Risultato?Uova contro le banche a Palermo e letame a Milano. Nel frattempo, dall'altra parte del mondo, in Asia precisamente ad Hong Kong, gli studenti combattono a suon di ombrelli usandoli come scudo contro gli strumenti anti-sommossa delle forze armate - lacrimogeni e spray al peperoncino-. La stampa internazionale ha soprannominato la protesta, attuata dalla marea umana scesa in piazza, "Umbrella Revolution". 80mila persone tra liceali, universitari e cittadini di ogni età e provenienza sociale, affiancate dal movimento pro-democratico Occupy Central, stanno portando avanti numerosi sit-in. Due le richieste dei manifestanti: le dimissioni dell' attuale premier Leung-Chun-ying e le libere elezioni democratiche nel 2017, anno in cui la città sarà chiamata - per la prima volta- a votare il proprio governo locale. Tutto è iniziato l'ultima settimana di settembre quando, Pechino, la capitale che tutto può e tutto controlla, ha fatto un passo indietro rispetto a quanto promesso in precedenza ed è tornata a dire "no" alla possibilità di elezioni libere nel 2017, annunciando che i candidati verranno scelti da un comitato di filo-cinesi. Cinesi del governo centrale che, secondo Hong Kong, esercitano un eccessivo controllo sulla loro isola, ex colonia britannica. La paura è che nel 2047, quando scadrà il patto del 1997 in base al quale per cinquant'anni la città avrebbe mantenuto la propria autonomia, Hong Kong, che tornerà completamente nelle mani del Dragone, possa vivere una condizione di oppressione sia dal punto di vista politico che da quello economico e sociale. La protesta ha diviso la città: il 46% degli abitanti si dichiara contro, ritenendo le proteste un danno all'immagine della loro terra e dichiarandosi pro- Pechino, il 31% non dà segni di cedimento (fonte: Chinese University). L'11 ottobre, le strade dell'ex colonia, si sono bloccate nuovamente a causa degli accampamenti degli studenti insediati già durante la notte e il governo ribadisce di non essere disposto ad incontrarli se non li rimuoveranno. Intanto i genitori sostengono i figli in piazza, Mc Donald's offre loro menù speciali e gli imprenditori finanziano silenziosamente Occupy Central. E, anche se c'è il rischio di una repressione violenta, anche se la grande macchina della censura cinese si è messa in moto e anche se alla lista dei social network bloccati per volere di Pechino (Facebook, Twitter, Youtube), si è aggiunto anche Instagram, le proteste non si fermano. E se in Italia si parla di acquistare i tablet per ogni alunno, di trasporti più efficienti e di selfie in compagnia degli striscioni - nonostante molti alle manifestazioni preferiscono il letto e un giorno di vacanza, o peggio, le reputino occasioni adatte a distruggere, danneggiare e saccheggiare le nostre città, il tutto, mentre le nostre scuole crollano- ; a Hong Kong si lotta per la democrazia in maniera pacifica, attuando una protesta che non ha precedenti e da cui forse dovremmo imparare qualcosa. Italiani: volevate fare la rivoluzione, ma avete dimenticato gli ombrelli a casa.
 Redazione Web:  Giulia Onano