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12 Novembre 2013

Stress Sociale da Metropoli: I Nativi di Città

In città il rischio di schizofrenia è più alto.

Siamo tutti selvaggi in città. Pensiamo all’affollamento che si crea sull’autobus,nei centri commerciali in coda per un parcheggio o alla cassa,addirittura all’interno dei condomini con i propri vicini di casa.

Secondo gli etologi non ci siamo adattati all’ambiente urbano e tanti studi e ricerche rispondono al perché che anche ora nel leggere queste prime righe di articolo sobbalza in mente.

Immaginiamo la citta’ come una giungla. Le auto che si incrociano ai semafori sono come tigri che si scrutano in agguato a distanza con i denti aguzzi a sciabola mentre gli appartamenti che si affacciano sulle strade del centro urbano sono come dei rifugi ove i clan si riuniscono per affrontarsi tra loro. Le metropolitane,i treni,i tram,i bus sono come gabbie in cui circolano i topi di laboratorio con la mera distinzione che mentre i topi costretti in un contesto di disagio arrivano ad azzannarsi tra loro,noi esseri umani ci limitiamo ad immaginare di arrivare il prima possibile alla fermata quale nostra destinazione e in questa attesa talvolta per sfogare il tempo che non passa,sgomitiamo per tutelare i pochi centimetri residui di spazio che ci siamo conquistati.

Immediatamente la prima considerazione che possiamo evincere da queste poche considerazioni è che la città genera reazioni aggressive stuzzicando i nostri peggiori istinti.

Adriano Zamperini,docente di Psicologia sociale all’Università di Padova,studia proprio la psicologia della violenza e spiega a tal proposito che psicologicamente l’uomo è “programmato” per vivere in piccoli gruppi all’interno dei quali si instaurano forti legami sociali,proprio come avviene ancora oggi nelle comunità di cacciatori-raccoglitori,ma anche nei paesini di campagna dove si conoscono tutti(150 è il numero di abitanti della città ideale per la teoria dell’evoluzionista Robin Dunbar).



Peccato però che oltre la metà della popolazione mondiale viva in centri urbani medio-grandi e quindi le situazioni di caos in cui l’individuo è costretto a vivere e convivere con estranei sono pressoché inevitabili generando un’istintiva e biologica avversità e diffidenza che sfoga con rischi di natura sociale e psicologica.



QUALI SONO LE SITUAZIONI COMUNI E AVVERSE CHE CAPITANO ALL’INTERNO DI UN CENTRO URBANO?



Tra i casi più studiati vi sono quelli che interessano gli automobilisti. All’aggressività al volante gli esperti psicologi americani hanno dato un nome tecnico: road rage (rabbia da strada). Le dinamiche sono quelle a cui siamo soggetti ogni giorno,la collera che segue certi schemi: dagli insulti alle minacce verbali e gestuali provocati da fari e clacson.

L’auto ha una sua funzione ad ogni modo,una sorta di involucro protettivo che impedisce il contatto fisico diretto,motivo per il quale in certe situazioni di attrito,difficilmente si scende da essa. Secondo statistiche a seguito di studi internazionali sul caso, il 50% degli automobilisti è rimasto coinvolto in almeno un episodio di rabbia al volante. Il 70% di coloro che li hanno provocati nonostante abbiano la consapevolezza di aver generato problemi agli altri(guidatori o pedoni) non lo riconosce creandosi degli alibi come il pessimo umore,il restante 14% mostra sotto qualche forma un pentimento a riguardo senza incorrere a “scuse del caso”.

L’aggressività secondo molti studiosi dipende dal sovraccarico cognitivo,ovvero dall’attenzione ai numerosi segnali necessari per guidare che attivano nel nostro cervello le stesse aree che fino ad un migliaio di anni fa,si attivavano nelle situazioni in cui si rischiava di incontrare un predatore in agguato. Gli studi del road rage hanno stillato alcuni parametri distintivi,vale a dire i soggetti più colpiti al rischio di rabbia da strada nei centri urbani sono per la maggiore giovani uomini che abitano in aree oltre i 10 mila abitanti e che hanno gravi stress dovuti per esempio all’assenza di lavoro. La disoccupazione si sa,genera stress a catena.

La predisposizione ai rischi di violenze impulsive colpiscono inoltre chi possiede l’amigdala(piccola zona cerebrale grande quanto un pisello che si trova in entrambi i lobi temporali e svolge la funzione di sensore del pericolo,provocando una reazione nell’organismo appena si avverte una minaccia esterna) che tende a sovrattivarsi. Sono colpiti da questo,tutti quegli individui che hanno l’incapacità di gestire i propri conflitti e sono caratterizzati per l’appunto da tratti caratteriali collerici oppure psicopatici in grado di serbare rancore per anni.



Secondo i ricercatori dell’Università di Mannheim (Germania),lo stress da città lascia un marchio nel cervello. Il gruppo di ricerca infatti si è occupata di un esperimento su soggetti socialmente sensibili,gli immigrati e abitanti delle periferie. Lo scopo è stato valutare se fattori come la percezione di esseri discriminati o comunque con problemi di natura economica,fossero risposte cerebrali agli stress sociali. Le periferie della città ed in particolare gli ambienti abitativi ove persone con età e culture diverse sono costretti a convivere,risultano essere i luoghi ove si concentra maggiore violenza. Si è scoperto che per esempio,molti milanesi ce l’hanno con gli immigrati che occupano abusivamente una casa popolare nello stesso modo con cui ce l’hanno con una famiglia qualunque che proviene dal Sud Italia così come avveniva negli anni Settanta. I rancori viaggiano nel tempo come gocce nell’oceano. Certo che gli episodi di violenza non scoppiano per questi motivi ma cercando altri pretesti che sono comunque condizionati da tensioni derivanti dalla mancanza del lavoro o da altre gravi cause,che fungono da inneschi.



Si può concludere che per far fronte alle rivalità nei contesti urbani non è sicuramente necessario provvedere ad iscriversi ad un corso di difesa personale ma sapere come mai gli individui in città sono più stressati e quindi potenzialmente più pericolosi,può aiutare.

Redazione Web: Mariazzurra Lai