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4 Novembre 2013

Sempre più sardi all'estero

Giovani che partono alla ricerca di lavoro, abbandonando la propria terra e la propria vita, con il cuore in mano e il magone.

Sono in numero sempre maggiore gli isolani che fanno le valigie e partono per luoghi lontani. Ma non sono più valigie di cartone, piene di sogni e speranze, ma valigie che non devono superare i 10 kg di rassegnazione e malinconia, perché quel volo low cost che cambierà la loro vita non gli consente di portare di più. Nel 2012 infatti sono stati più di 3400 i sardi ad aver abbandonato la propria terra. Le mete più gettonate sono in Europa: in primis la Germania, paese che ospita più di 200.000 italiani e che offre occupazioni soprattutto nel campo della ristorazione e nei lavori manuali; subito dopo la Svizzera, in cui gli imprenditori riescono ad avere maggiore successo senza dover per forza imparare una nuova lingua (nel Canton Ticino si parla italiano), la Gran Bretagna, che offre posti nei numerosi musei e nei tantissimi ristoranti, e la Francia, che richiede però una buona conoscenza della lingua. Seguono poi i paesi anglosassoni extraeuropei, come USA, Canada e Australia, in cui però il trasferimento è più complicato perché richiede dei visti temporanei, che scadono in tempistiche differenti a seconda del paese e del tipo di visto. Infine ci sono i paesi in via di sviluppo, come il Brasile e il Marocco, che richiedono sempre più lavoratori nel settore edile. Ma se siamo tanto attaccati alla nostra bellissima isola, invidiata in tutto il mondo per il suo mare e la sua gente, perché tendiamo a partire e lasciarcela alle spalle? Sarà perché la realtà esistente al di fuori della nostra isola offre più possibilità di lavoro e di studio: sono infatti numerose le agevolazioni che i paesi stranieri applicano per gli studenti fuori sede e le offerte di lavoro in quasi tutti i settori; o sarà forse per via di questa crisi, che in Italia è sempre più sentita, e che non consente ai giovani, soprattutto quelli che hanno studiato tanto e che si sono specializzati in un determinato ramo con una o più lauree, di trovare non solo il lavoro dei propri sogni, ma proprio un lavoro in generale. Così i ragazzi tra i 20 e i 30 anni (secondo le statistiche più maschi che femmine), specie quelli del Mezzogiorno italiano e delle isole, sono costretti a lasciare, con una stretta al cuore, la vita nella propria patria e a costruirne una nuova all'estero. Ed esprimono così la loro malinconia sui social network o nel proprio blog personale. È il caso di Francesco Abis, un 23enne sardo che dopo una terribile esperienza di lavoro in Sardegna si è trasferito a Dubai, dove lavora come barman e si trova benissimo: "Mi sono impegnato a cercare qualcosa nella mia terra - dichiara il ragazzo su sardiniapost.it -. Ho trovato impiego in poco tempo, nel settore turistico, ma ero mal pagato e facevo turni massacranti. [...] Qui sei retribuito il giusto anche perché puoi restare solo se hai un contratto regolare altrimenti, dopo due mesi, devi andar via". Un altro esempio è quello di Giuseppe Destefanis, un 32enne di Sedini (SS), che ha lasciato la Sardegna per studiare ingegneria a Pisa, e successivamente ha avuto modo di vedere la Nuova Zelanda e Hong Kong. Nel suo blog, il ragazzo sardo ha dato sfogo ai suoi pensieri: "La Sardegna è una stronza perché ti lascia sempre questa malinconia addosso ovunque tu vada [...] e di una cosa dobbiamo renderci conto noi sardi: finché staremo lì, su quell’isola, non potremo mai esprimerci al massimo". E a giudicare dalle statistiche, pare proprio che, purtroppo, abbia ragione, e continuerà ad averne ancora per un bel po'.

Redazione Radio Sintony: Giulia Ledda