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25 Ottobre 2013

Halloween o Su Prugadoriu ?

Il 31 Ottobre è la notte degli spiriti, ma non tutti sanno che in Sardegna “Le anime dei morti” si celebrano da secoli.

“Cantate e ballate voi che i balli sono vostri,quando verranno i nostri, allora balleremo noi”. I balli delle anime defunte, quelle anime che si celebrano il 31 ottobre in tutto il mondo e così anche in Sardegna con una festa tutt’altro che importata. Il giorno di Halloween, nel quale si esorcizzano le figure ricorrenti negli incubi di grandi e piccini. I bambini e i ragazzi si mascherano con la finalità di incutere terrore e andando di casa in casa a chiedere “dolcetti” e minacciando “scherzetti”. L’Halloween sardo, o meglio, Is Animeddas nel sud, Su Mortu Mortu nel nuorese e Su Prugadoriu in Ogliastra, è una festa che non esorcizza le figure tenebrose, ma celebra le anime dei morti. “Seu su mortu mortu”, “ carki cosa po sas ànimas”, “mi dhu ona su prugadoriu?” sono solo alcune delle formule, alternative al solito “dolcetto o scherzetto”, utilizzate nei vari paesi, dai bambini, per chiedere qualche dono per le anime dei defunti. Gli abitanti delle case, davanti alle quali i bambini avanzano queste richieste, offrono dolci tipici come “ossus de mortu”, “pani de sapa e pabassinas” dolci della tradizione sarda a base di mandorle e di sapa , oltre alle noci e alla frutta secca. Ma che cosa fa della nostra festa un evento così unico e diverso da quello della tradizione anglosassone? “Su mortu mortu”, “Su Prugadoriu” e “Is Animeddas”, nomi identificativi a seconda del territorio che le ospita, oltre ad essere una festa sacra, non profana, è intrinsa di tradizioni che gli abitanti dei paesi sono soliti onorare ogni anno. Prima che i bambini andassero a bussare le porte delle case in cambio di doni, si celebrava la messa in onore dei defunti che venivano ricordati e festeggiati in ogni famiglia, con i maccheroni fatti a mano, un bicchiere di vino e una brocca d’acqua da lasciare sulla tavola priva di posate. Un lumicino ad olio bruciava tutta la notte della vigilia di Ognisanti per dare la possibilita’ alle anime in visita nella dimora di rifocillarsi stando a proprio agio. Le famiglie che non si fossero attenute a queste regole rischiavano l’ira degli spiriti traditi. Le zucche sono una ricorrenza anche nella nostra terra, vengono intagliate e trasformate in facce spiritate per far scherzi e spaventare i più piccoli, “Sa Conca e mortu” non è altro che una zucca intagliata a forma di teschio che ospita all’interno una candela per renderla ancora piu’ paurosa. Grande importanza hanno i racconti di paura, legati all’oltre tomba e agli spiriti. Sono vere e proprie storie, tramandate dagli anziani dei piu’ disparati paesi della Sardegna ai più piccoli e conservano tradizioni e superstizioni antichissime proprie del paese in cui sono ambientate. Un esempio sono le “Domus Beccias” di Terralba, case ubicate fuori dal paese. Secondo la credenza del posto sembrano essere abitate dai fantasmi e si racconta di eventi misteriosi e inspiegabili. O le filastrocche citate in molti testi di autori sardi, uno su tutti Piero Marras, che ha pensato di metterle in musica. “Cantade e ballade bois ca sos ballos sun sos bostros cand'ana bennere sos nostros amus a ballare nois”. Questa festa oltre a celebrare le anime dei defunti è anche un rito propiziatorio per i raccolti, per allontanare la cattiva sorte. La tradizione del popolo sardo, pur presentando sorprendenti analogie con quella dei paesi anglosassoni, è tramandata da secoli ed ha un significato ben profondo e radicato in questa terra. Uno degli appuntamenti che si rinnova ogni anno e che vale la pena riscoprire è la sagra de “Su Prugadoriu“, antica tradizione che si svolge nella caratteristica cornice del centro storico di Seui, è possibile visitare gli antichi “mangasinus” in cui vengono allestiti degli spazi espositivi delle lavorazioni artigianali tipiche del territorio ogliastrino e della barbagia di Seulo e degustare vini e formaggi della produzione locale. Se in questo giorno sentiremo un bambino che grida “mi dhu ona su prugadoriu?” non spaventiamoci, ma doniamogli qualche dolce per le anime, felici di onorare le nostre tradizioni e non feste importate da tutto il mondo. Redazione web: Alessia Dessalvi