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7 Giugno 2013

Cassazione:cambio sesso?No divorzio imposto

Dubbi di legittimità dovuti a una "esigenza condivisa di riconoscere le unioni di fatto"

I giudici della Cassazione hanno espresso dubbi di legittimità sul "divorzio imposto" a chi cambia sesso, e hanno disposto perciò il rinvio alla Consulta. "Tale univoca previsione - si legge nell'ordinanza - ignora il rilievo primario di formazioni sociali in un contesto costituzionale in cui è largamente condivisa l'esigenza di riconoscere le unioni di fatto".
Oggi esiste infatti un processo di automatismo nella "imposizione" del divorzio nel momento in cui uno dei due coniugi cambia sesso. Ma secondo la prima sezione civile ci sono "fondati dubbi di legittimità costituzionale" su tale norma riguardante, scrivono i giudici, "la coppia coniugata che sia stata attraversata dalla rettificazione di sesso di uno dei due componenti".

La richiesta alla Corte costituzionale - Nell'ordinanza con cui ha chiesto alla Corte costituzionale di giudicare sull'automatismo di legge che lega il cambiamento di sesso allo scioglimento del matrimonio, la Cassazione si riferisce al caso di una coppia emiliana. In seguito al cambio di sesso dell'uomo, con sentenza passato in giudicato, l'ufficiale di stato civile del Comune di Mirandola ha ritenuto che il cambio di sesso "determinasse l'obbligo di aggiornare anche il registro degli atti di matrimonio", in base all'articolo 4 della legge 164 del 1982 che disciplina la rettifica di attribuzione del sesso. Il Comune ha quindi annotato in calce al certificato di matrimonio lo scioglimento.

Il ricorso della coppia di Mirandola - Le due donne hanno presentato ricorso al tribunale di Modena chiedendo la correzione dell'atto. Il ministero dell'Interno ha presentato reclamo e i giudici hanno rigettato la domanda. In secondo grado la Corte d'Appello di Bologna nel maggio del 2011 ha ritenuto che procedere alla correzione richiesta "significa mantenere in vita un rapporto privo del suo indispensabile presupposto di leggitimità, la diversità sessuale dei coniugi". E contro questa sentenza le due si sono rivolte alla Cassazione sollevando diverse questioni di legittimità, in parte condivise dai giudici di piazza Cavour.

I giudici di piazza Cavour: e la "autodeterminazione" personale? - E' stato introdotto, sintetizza la Suprema Corte, un "divorzio imposto ex lege, che non richiede una pronuncia giudiziale ad hoc, salva la necessità della tutela giurisdizionale ad hoc limitatamente alle decisioni relative ai figli minori". E "tale soluzione obbligata pone l'interrogativo della sua compatibilità con il sistema costituzionale" e con "l'autodeterminazione nelle scelte relative all'identità personale", del diritto dell'altro coniuge di scegliere se proseguire la relazione. Quindi il quesito che la Cassazione rivolge alla Consulta è di valutare "l'adeguatezza del sacrificio imposto all'esercizio di tali diritti dall'imperatività dello scioglimento del vincolo per entrambi i coniugi".