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26 Aprile 2013

Giappone: altre 2 condanne a morte

Continuano le esecuzioni decise dal governo guidato dal premier conservatore Shinzo Abe

Due condanne a morte sono state eseguite oggi in Giappone: lo anticipa l'agenzia Kyodo citando fonti vicine al dossier. Le esecuzioni per impiccagione sono il secondo ciclo, dopo quello di tre giustiziati del 21 febbraio, decise sotto il governo guidato dal premier conservatore Shinzo Abe, salito al potere sulla spinta delle elezioni politiche generali ampiamente vinte il 16 dicembre scorso.

In base a quanto detto dal ministero della Giustizia, i detenuti giustiziati sono Katsuji Hamasaki (64 anni) e Yoshihide Miyagi (56 anni), affiliati alla yakuza (la mafia nipponica) e giudicati colpevoli dell'omicidio nel 2005 di due uomini legati a un clan rivale, freddati in un ristorante di Ichihara, nella prefettura di Chiba. "Si è trattato di crimini estremamente feroci e crudeli, col rischio di coinvolgimento di gente comune", ha commentato in conferenza stampa il Guardasigilli, Sadakazu Tanigaki, che ha firmato il decreto d'esecuzione. "Molte persone in Giappone ritengono sia necessaria - ha aggiunto, in merito alla pena capitale -. Quello che dobbiamo fare è esaminare e decidere se un detenuto debba essere giustiziato, in modo prudente". Attualmente, ci sono oltre 130 condannati nel braccio della morte in attesa del decreto esecutivo.

AMNESTY,GIAPPONE VOLTA SPALLE A MONDO - Il Giappone "volta le spalle al mondo" sulla pena di morte data "la prevalenza dell'indirizzo che punta a una società" libera dalla sentenza capitale. E' il commento di Hideki Wakabayashi, segretario generale della filiale nipponica di Amnesty International, in merito alle due esecuzioni autorizzate oggi dal ministro della Giustizia, Sadakazu Tanigaki. Il governo nipponico, ha aggiunto Wakabayashi parlando con l'ANSA, "cammina su una via sempre più solitaria nel mondo. Sono cinque le persone giustiziate in appena quattro mesi dalla nascita dell'esecutivo di Shinzo Abe". Un trend che, a questo punto, tradisce le reali intenzioni del governo che "desidera conservare con convinzione il sistema della pena di morte, intensificandone addirittura il ricorso". Amnesty terrà una conferenza stampa nel pomeriggio presso il palazzo che ospita gli uffici dei senatori, a due passi dal parlamento, per veicolare una "diffusa protesta".