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10 Dicembre 2012

Dimissioni Monti, tremano i mercati.

Governo: dimissioni Monti, tremano i mercati. Berlusconi, io conducator

n parte degli italiani ha passato il week-end con il fiato sospeso in attesa della reazione dei mercati dopo l'annuncio di dimissioni (dopo l'approvazione della legge di stabilita') date dal premier Mario Monti. E con buona ragione: lo spread tra titoli di stato italiani e tedeschi, stamane, e' gia' balzato a quota 350 mentre Piazza Affari ha aperto le contrattazioni in picchiata. Una reazione verso la quale nutre preoccupazione forte anche il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, ma non solo. I leader di Pd, Udc, Fli accusano apertamente di irresponsabilita' Silvio Berlusconi, ritenendolo senza alcun dubbio la causa - con le sue dichiarazioni da un lato e con cio' che evidentemente ha fatto dire ad Angelino Alfano in un intervento in aula alla Camera dall'altro - della per certi versi improvvisa, inaspettata decisione del Presidente del Consiglio. Fino a venerdi' sera, dopo gli incontri avuti da Napolitano con i presidente di Senato e Camera e con Alfano, Bersani e Casini l'aria che si respirava era si' quella di una situazione delicata ma che il Capo dello Stato riteneva di riuscire a controllare, confidando nel senso delle istituzioni degli attori in campo. E soprattutto nel prevedibile rischio di instabilita' che una crisi politica avrebbe generato all'interno del paese e nei rapporti con i partner e le istituzioni internazionali. Ma, si sa, quando si avvia una campagna elettorale, la strategia politica che si adotta per il raggiungimento della vittoria alle urne a volte non coincide con gli interessi superiori del Paese. Berlusconi, dopo mesi di riflessioni e tentennamenti, ha deciso nei giorni scorsi di scendere nuovamente in campo. E lo ha fatto nei modi per lui soliti: definizione di un campo da gioco in cui si fronteggiassero i buoni da un lato (da lui guidati) e i cattivi dall'altro. Oggi capitanati da Mario Monti, ieri rappresentati da Pier Ferdinando Casini, da Gianfranco Fini, da Giulio Tremonti. Una strategia che punta a indicare lo stesso Berlusconi come oggetto di persecuzione, di tradimenti e che ha l'obiettivo di chiamare a raccolta i fedeli in difesa del Capo. Provocando pero' danni, dal fallimento anni fa della commissione Bicamerale per le riforme alla dissoluzione dello schieramento di centrodestra. Un atteggiamento che, non si puo' pero' negare, ha regalato al Cavaliere numerose e pesanti vittorie elettorali. I timori per un ritorno a livelli alti di spread e ad un'Italia oggetto nuovamente della speculazione con la fine forzata della ''cura Monti' sono stati lasciati intuire, in maniera molto cauta, da Napolitano, che ieri dopo aver partecipato al concerto di Natale al Quirinale, sollecitato dai giornalisti su quale potesse essere la reazione dei mercati oggi alla riapertura delle Borse, aveva detto: ''Vedremo cosa faranno''. Piu' diretto il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. Quello che nel 2003 venne paragonato da Berlusconi ad un kapo' nazista. Non c'e' dubbio che la crisi politica italiana preoccupi l'Europa e Schulz bolla il ritorno del Cavaliere come '''il contrario della stabilita'''. Anche perche' il caso italiano arriva in una settimana molto delicata per l'Ue. In questi giorni si discutera' a Bruxelles di Grecia, di supervisione bancaria e soprattutto ci sara', giovedi' e venerdi', il Consiglio europeo al quale il nostro Paese, per la prima volta dopo mesi, rischia di partecipare non piu' come protagonista (a volte capofila) delle azioni europee anticrisi ma come uno dei paesi generatori della crisi stessa. Insomma grande incertezza in Europa, non tanto per le elezioni in quanto tali (siamo a fine legislatura, si devono comunque tenere nel giro di 3-4 mesi) ma per il modo in cui ci si arrivera'. Un modo - l'anticipo sulla data di scadenza naturale delle Camere, o su quel 10 marzo che alcuni ipotizzavano, che verra' provocato dalle dimissioni di Monti - che nasce di fatto dalla messa in discussione degli interventi anticrisi del presidente del Consiglio. E qui torniamo alla campagna elettorale. ''Ho alle mie spalle quasi vent'anni di leadership, dieci anni di governo e poi una carriera imprenditoriale che mi porta ad essere considerato dagli italiani un conducator di cui fidarsi'', ha detto ieri sera Berlusconi interpellato a Milano all'uscita di una pizzeria, aggiungendo che per tutte queste ragioni '''sarebbe stata una mia mancanza di responsabilita' se non mi fossi riproposto, con grande sacrificio personale''. Berlusconi comunque, pur di fatto ridimensionando con il suo intervento il ruolo di Alfano, ha ribadito che ''e' un fuoriclasse'' e che ''e' il nostro segretario ed e' in ticket con me''. L'ex premier, dopo aver rispedito al mittente le preoccupazioni di Schulz - ''E' assurdo e inaccettabile che il presidente del Parlamento europeo possa esprimere giudizi cosi' sulla politica italiana'' - ha parlato del rapporto con il Carroccio. '''Con la Lega Nord - ha sottolineato - non e' mai venuta meno l'alleanza. Stiamo cercando di risolvere il problema della Lombardia, che discende dall'alleanza a livello nazionale. Abbiamo deciso di sederci ad un tavolo - ha proseguito - per affrontare il problema a livello nazionale, e poi penseremo a quello lombardo, ma non vedo possibilita' di contrasti''. Riguardo la convocazione delle elezioni Berlusconi ha detto di ''avere sentito come data il 24 febbraio, quindi penso che non si perdera' tempo''. Anche perche', ha sostenuto, l'annuncio di dimissioni del premier Monti dopo l'approvazione della legge di Stabilita' ''cambia poco, perche' abbiamo un anticipo della data del voto di un mese, un mese e mezzo''. Una battuta infine su Matteo Renzi: ''Se volesse venire con noi, sappia che ai liberali tengo sempre la porta aperta'', ha detto. Un ex premier in piena competizione elettorale insomma. Ed e' proprio sui danni che un confronto sempre piu' acceso nell'avvicinarsi alle urne potrebbe provocare che ha evidentemente indotto Monti all'accelerazione di sabato. Una decisione, quella di dimettersi, dettata dalla necessita' di evitare quella agitazione su possibili derive italiane antieuropee che gia' sembra emergere - ne sono un chiaro segno le parole di Schulz - in Europa. Il comunicato del Quirinale di sabato era molto chiaro in questo senso: ''Il Presidente del Consiglio ha dal canto suo rilevato che la successiva dichiarazione resa ieri in Parlamento dal Segretario del PdL on. Angelino Alfano costituisce, nella sostanza, un giudizio di categorica sfiducia nei confronti del Governo e della sua linea di azione. Il Presidente del Consiglio non ritiene pertanto possibile l'ulteriore espletamento del suo mandato e ha di conseguenza manifestato il suo intento di rassegnare le dimissioni. Il Presidente del Consiglio accertera' quanto prima se le forze politiche che non intendono assumersi la responsabilita' di provocare l'esercizio provvisorio - rendendo ancora piu' gravi le conseguenze di una crisi di governo, anche a livello europeo - siano pronte a concorrere all'approvazione in tempi brevi delle leggi di stabilita' e di bilancio. Subito dopo il Presidente del Consiglio provvedera', sentito il Consiglio dei Ministri, a formalizzare le sue irrevocabili dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica''. Ovviamente dure verso Berlusconi le dichiarazioni dei suoi avversari politici. ''Prevedo che Berlusconi schieri il Pdl su quel versante antieuropeo, anti-Monti, antitasse, alleandosi molto probabilmente con la Lega, ed e' l'opposto di cio' di cui ha bisogno l'Italia'', ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini intervenendo a 'Che tempo che fa'. Per Fini, ''almeno la meta' degli elettori del Pdl si e' gia' allontanato, tra i parlamentari siamo alla campanella dell'ultimo giorno e tanti hanno un malessere e vediamo se si spingeranno fino a uscire''. Per l'ex alleato ''e' difficile spiegare' perche' Berlusconi abbia fatto cadere il governo Monti perche' la motivazione sul fallimento in termini economici non sta in piedi: non si possono votare provvedimenti economici e sacrifici e poi di punto in bianco dire che il governo Monti e' fallimentare''. In ogni caso, ha aggiunto, '''ritengo che Monti debba continuare a guidare il Paese come presidente del Consiglio''. Per Dario Franceschini, capogruppo Pd alla Camera, ''sono bastati due giorni dal suo ritorno in campo e Berlusconi'' ha portato il Paese ''sull'orlo della crisi, ha fatto cadere il governo Monti'' e ha messo a rischio i sacrifici degli italiani. Ora non c'e' piu' tempo da perdere, '''si approvi la legge di stabilita''' e ''si dia la parola ai cittadini''. Walter Veltroni non ha dubbi, ''la discesa in campo di Berlusconi precipita il Paese nel passato mentre l' Italia ha bisogno di pensare al futuro''. Ma ''il Pdl e' in difficolta', perche' una parte consistente del gruppo dirigente non e' d' accordo e sperava in un altro esito, sperava in una forza che si riconosceva nel popolarismo europeo''. La data delle elezioni dipende quindi, come da tutti detto, dall'approvazione della legge di Stabilita'. Solo allora il Capo dello Stato potra' sciogliere le Camere e aprire la strada al voto. Napolitano comunque ha fatto sapere ieri che rendera' chiaro il suo pensiero sull'intera vicenda ''tra otto giorni. Faro' allora (il giorno dello scambio di auguri con le alte magistrature - ndr) le mie valutazioni''. E' da ricordare che il Capo dello Stato ha piu' volte lasciato intendere che l'incarico al nuovo premier non l'avrebbe dato lui ma il suo successore. Le voci che comunque in queste ore si rincorrono sulla data del voto parlano di uno scioglimento del Parlamento prima di Natale con elezioni a febbraio, forse il 10 se si e' rapidi. Altrimenti, altra ipotesi, sempre scioglimento entro natale ma voto il 25 febbraio. Un accenno infine ai provvedimenti che con la fine anticipata della legislatura rischiano di non essere approvati. Tolta la legge di Stabilita', in pericolo fra gli altri il decreto sviluppo, il decreto ilva (ma Alfano ha detto ieri che ci sara' l'impegno del Pdl perche' questo provvedimento, insieme alla legge di stabilita', venga varato), la delega fiscale, la riforma elettorale (di difficile varo anche se la legislatura fosse giunta a scadenza naturale), il decreto sulle province.