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30 Agosto 2012

Carbonsulcis, in due si barricano a 400 metri

Governo: "La chiusura non è certa". Il sottosegretario De Vincenti: è comunque la Regione Sardegna che deve dire l'ultima parola

"Non sta scritto da nessuna parte che la miniera debba chiudere il 31 dicembre". Lo ha detto il sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti, a proposito della miniera della Carbosulcis. De Vincenti ha precisato: "Noi pensiamo che si possano trovare soluzioni".
Il sottosegretario, intervistato da Radio Anch'io, ha poi aggiunto che la miniera della Carbosulcis è al 100% della Regione Sardegna e che quindi è la regione che deve deciderne la chiusura, ma che per il governo sono possibili soluzioni alternative.

I progetti di riconversione della miniera del Sulcis devono essere ''economicamente sostenibili", ha ancora affermato De Vincenti, spiegando che non è sostenibile l'ipotesi di riconversione presentata dalla Sardegna (proprietaria della miniera) "con costi per gli italiani di 250 milioni" l'anno.

Domani, ha detto, la regione dovrà chiarire le sue intenzioni, ma "il futuro del Sulcis passa per attività economiche che sappiano stare sul mercato".

Assocarboni: "Quel carbone è utilizzabile"
"E' verissimo che il carbone del Sulcis è noto per avere un alto contenuto di zolfo, però quello che conta oggi sono le moderne tecnologie che permettono di poterlo utilizzare convenientemente senza i problemi che nel passato evidentemente creava". Lo afferma il vicepresidente di Assocarboni, Rinaldo Sorgenti. "Se si conoscesse e si divulgasse di più il progetto integrato del Sulcis - aggiunge Sorgenti - si potrebbe rilanciare l'estrazione del carbone fino a un potenziale di circa un milione e mezzo di tonnellate, che renderebbe a quel punto economica l'attività e costruire a bocca di miniera una moderna centrale a carbone con la tecnologia adattissima a trattare combustibili ad alto contenuto di zolfo".

Nuova protesta, in due scendono a -400 metri
Nuova azione di protesta questa mattina nella miniera di Nuraxi Figus: due minatori sono scesi infatti a 400 metri di profondità, barricandosi nel pozzo. Tutti gli altri colleghi, asserragliati a -373 metri, hanno invitato le altre persone presenti (tra i quali alcuni giornalisti) a ritornare a terra e hanno avviato le procedure d'emergenza chiamando anche l'ambulanza nel caso di eventuale malori dei manifestanti.