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18 Maggio 2012

Usa, in minoranza i neonati bianchi

Storico sorpasso di latini, neri e asiatici: 49,6% contro 50,4%

I neonati bianchi, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, sono in minoranza: latini, neri e asiatici hanno visto un boom di nascite, e la stampa parlare già di "sorpasso storico", di "pietra miliare", di "alba di una nuova era". I dati dell'Ufficio Censimento federale parlano chiaro: bianchi sono solo il 49,6% dei nuovi nati, contro il 50,4% di tutti gli altri.
Si tratta di un sorpasso atteso da tempo, frutto di una evoluzione che, se proseguirà in questi termini, secondo le previsioni dell'Ufficio Censimento porterà i bianchi non latini a essere nel 2042 una minoranza. Oggi sono il 63,4% della popolazione totale, ma sono già in minoranza nel District of Columbia e in quattro stati: California, Hawaii, Nuovo Messico e Texas, e in ben 348 contee.

Si tratta di dati che gli esperti motivano con vari aspetti, tra cui l'invecchiamento della popolazione bianca, la cui età media è di 42 anni. Tra gli ispanici, che fanno registrare il più alto numero di nascite, è invece di 28 anni, mentre è sui 30 tra gli asiatici e i neri.

"Ci troviamo in un momento di spartiacque che mostra quanto stiamo diventando multiculturali", ha commentato un sociologo della Johns Hopkins University, Andrew Cherlin, secondo cui "la popolazione sta letteralmente cambiando davanti a noi, con i più giovani che prendono il posto dei più anziani: i bambini sono l'avanguardia del cambiamento in arrivo".

Un cambiamento che porta notevoli implicazioni di carattere economico e politico, basti pensare che ogni mese 50 mila latini compiono 18 anni e diventano così elettori a tutti gli effetti.

Oltre all'età, il fenomeno, sottolineano gli esperti, è anche il frutto di un'ondata di immigrazione iniziata oltre trent'anni fa, e che William Frey, demografo del Bookings Institution, considera come un fenomeno provvidenziale. "Abbiamo già visto in alcune ampie zone del Paese un declino della popolazione più giovane. Senza immigrazione, saremmo un Paese senza gioventù. Abbiamo avuto una tempesta perfetta, abbiamo avuto giovani immigrati in arrivo e pronti a fare bambini nel momento in cui abbiamo bisogno di loro".

Secondo Cherlin, però, con i nuovi arrivi "il cambiamento nel nostro Paese potrebbe non essere così ampio come alcuni credono", perché "gli immigrati cambieranno la nostra società, ma la nostra società cambierà gli immigrati".