News

27 Maggio 2011

Per Zedda e Fantola una nuova sfida

Ultime battute della campagna elettorale in vista del ballottaggio tra Fantola e Zedda.

Per Cagliari ci potrà essere un ruolo guida utile ai comuni dell'isola e a patto che la politica prenda le distanze dal «cagliari-centrismo»? Il dibattito sviluppato dalla Nuova prima del ballottaggio tra Zedda (Centrosinistra) e Fantola (Centrodestra), affronta il profilo dell'economia in una città dove ha convissuto il mito dello stato imprenditore con quello del commercio. E che non ha mai saputo organizzare l'economia del mare come spiegano l'economista Francesco Pigliaru e il presidente degli industriali della Sardegna meridionale, Alberto Scanu.

Economia del mare non significa necessariamente turismo nell'unica città del Mediterraneo che non dispone di un vero lungomare. Per il capoluogo vuol dire soprattutto ricoprire un ruolo decisivo nel Mediterraneo e negli scambi commerciali coi Paesi del Maghreb. Spiega Francesco Pigliaru: «Il turismo dev'essere certamente sostenuto ed è bene incrementarlo ma non credo che possa essere il punto di forza per Cagliari che, tra l'altro, non ne ha nemmeno la vocazione. Io credo che la città debba avere un ruolo importante per l'intera Sardegna: le città guida devono essere un luogo di dialogo col resto del mondo. Vuol dire stare nel Mediterraneo con la capacità di attrarre talenti, competenze, capitale umano. Questo deve fare una capitale, un luogo dove si fa massa critica mentre un paese si può specializzare in turismo».

Pigliaru immagina la Cagliari del futuro fatta di agglomerati e aggregazioni, l'Università in grado di fare massa critica, (che poi è il segreto di tutte le Università), la ricerca scientifica: «Quei luoghi d'eccellenza che avremmo già dovuto portare a sitema», spiega, «e che invece sono realtà separate. Ad esempio, collocare il parco scientifico a Pula è stato un errore. Oggi il grado di internazionalizzazione di Cagliari come città è insoddisfacente: ci si guarda troppo addosso quando dovrebbe essere una piattaforna di lancio».


L'economia del mare è per Alberto Scanu il punto di forza: «È l'elemento che potrebbe valorizzare la città e la sua vocazione industriale per via delle attività che gravitano attorno a Cagliari».

L'area industriale affacciata sul mare è sempre stata il sogno di intere classi imprenditoriali; è qui che nacque l'industria del sale e successivamente quella chimica, Ruminaca e poi Enichem. E sempre qui, ancora prima, nacque la prima flotta sarda con quattro motonavi (Azuni, Angioy, Caprera e Sardegna) della compagnia Sardamare condannata però a chiudere la sua breve storia a vantaggio della statale Tirrenia. Una storia analoga alla compagnia aerea sarda, Airone, nata nel dopoguerra e uccisa dallo Stato che le scippò, a vantaggio del vettore monopolista, la tratta più remunerativa: la Cagliari-Roma.

«Dobbiamo avere il coraggio di riconvertire il nostro sistema industriale», sostiene Alberto Scanu, «siamo presi dalle emergenze ma è necessario imparare a ragionare diversamente. La Sardegna ha tutte le carte in regola per attrarre investitori ma è necessario cambiare le regole, evitare i casi come la contesa sulle aree del porto canale».

Scanu pensa a una valorizzazione immobiliare che non significa gettare cemento ma riutilizzare alcune aree: «Come quelle di proprietà dell'Università», afferma il presidente degli industriali della Sardegna meridionale, «che si trovano proprio al centro della città a partire dalla clinica medica». E poi le aree sul mare, da Sant'Elia alla Fiera. Innovazioni da fare spesso a costo zero.

Il punto più importante per il traino di tutta l'economia regionale è però il ruolo nel Mediterraneo. Per il 2010 era stata fissata la data per la graduale realizzazione della Zona di libero scambio nel Mediterraneo che avrebbe dovuto coprire la maggior parte dei traffici commerciali nel rispetto degli obblighi dell'organizzazione mondiale del commercio. L'appuntamento è slittato ma si dovrà attuare necessariemente a breve termine eliminando progressivamente gli ostacoli tariffari dei manufatti.

«Si farà e anche meglio di prima», spiega Francesco Pigliaru, «la Sardegna da qualche anno gestisce un programma europeo di cooperazione mediterranea, (l'Enpi con duecento milioni di euro, Ndr), che consente l'interazione tra la sponda Nord e Sud. Sarebbe un peccato se non rimanessero in Sardegna benefici permanenti come un centro di ricerca di eccellenza sui problemi del Mediterraneo. E, infine, qualcosa cui pensare come creare una piattaforma di logistica».