19 Gennaio 2020
Città Foodie: le 19 città imperdibili
Eater stila una lista, ma l’Italia non compare
La rivista americana Eater ha stilato una lista di 19 “mete golose” da non perdere nel 2020. Nell’elenco compaiono appena 5 città europee e l’Italia è esclusa del tutto. Il motivo? Pare che nell’anno in corso i viaggiatori preferiscano andare oltre la tradizione gastronomica italiana ormai nota in tutto il mondo, per dedicarsi a gusti nuovi.
Ecco, quindi, quali sono le città più foodie del 2020:
- George Town, Malaysia: qui la cucina qui è un mix di influenze malesi, cinesi, indonesiane;
- Marrakech (Marocco): la cucina speziata del paese ha portato la nascita di “nuovi ristoranti veramente eccellenti”;
- Malmö (Svezia): prima destinazione culinaria europea secondo la classifica di Eater. Propone eccellenti grazie alle numerose fattorie biologiche presenti nella regione;
- Richmond (Canada): ospita la più grande comunità dell’Asia Orientale di tutto il Nord America il che, chiaramente, ne fa un posto eccellente dove assaggiare il cibo cinese;
- Gyeongju (Corea del Sud): secondo Eater cenare qui è come fare un viaggio nel tempo, con ricette tramandate nel corso dei secoli;
- Milwaukee (Wisconsin). Cavalli di battaglia? Formaggio, birra e cocktail.
- Acri (Israele): è un’antica città patrimonio mondiale dell’UNESCO in cui il cibo “esplode in ogni angolo”. Caffè arricchito con cardamomo e “infinite variazioni internazionali di hummus e frutti di mare lasciati cadere nel tuo piatto direttamente dai mari circostanti”;
- Marsiglia (Francia): la cucina sta cambiando rapidamente, con un’evoluzione straordinariamente cosmopolita che riflette il mix di culture della città;
- Lagos (Nigeria): da non perdere il tipico il cibo di strada e i suoi ristoranti che rappresentano i cibi delle popolazioni immigrate provenienti da tutta l’Africa occidentale;
- Nagoya (Giappone): qui troverete il Nagoya-meshi, il termine giapponese usato per descrivere la cucina della regione, che comprende moltissimi piatti tradizionali;
- Monterrey (Messico): la protagonista è la carne. Non a caso è qui che si svolge la più grande competizione di barbecue dell’America Latina;
- East Village (New York City): suggerita da Eater per i prezzi più accessibili e la più ampia varietà di cucine e ristoranti innovativi;
- Pristina (Kosovo): la vivace capitale del Kosovo sta sperimentando una “cultura alimentare di recente indipendenza”, che rispetta il carattere di quella che è la nazione più giovane d’Europa. Una cucina influenzata dai sapori dell’Impero ottomano, dell’ex Jugoslavia e dei suoi vicini mediterranei;
- Porto (Portogallo): qui gli chef locali stanno cucinando cibi tradizionali con una nuova raffinatezza;
- Cartagena (Colombia): una cucina frutto della fusione di culture indigene, africane, arabe e spagnole che qui hanno lasciato un segno;
- Hobart (Australia): nuove ispirazioni culinarie soprattutto di mare;
- Oakland (California): una delle città gastronomicamente più dinamiche d’America;
- Cork (Irlanda) tradizione, formaggi fatti come un tempo e un panorama gastronomico che ha portato, negli ultimi 18 mesi, a tre nuove stelle Michelin a quella − definita da Eater − “la città gastronomica più eccitante dell’isola”;
- Santiago (Cile): gli chef stanno lavorando sulla tradizione gastronomica cilena creando una nuova cucina raffinata, fatta di materie prime indigene e tecniche moderne.
@Giulia Onano