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22 Novembre 2013

Kennedy: oggi come 50 anni fa

A 50 anni dalla morte di J.F.K. gli americani e il mondo intero ricordano il Presidente assassinato a Dallas.

È l'8 novembre del 1960, quando il democratico John Fitzgerald Kennedy, quarantatreenne di Brookline, viene eletto trentacinquesimo Presidente degli Stati Uniti, subentrando il gennaio successivo al posto del predecessore Eisenhower. La sua carica, seppur di breve durata, è segnata da fatti che hanno cambiato la visione della storia del mondo, dalla Crisi dei missili di Cuba alla costruzione del muro di Berlino, alla prima spedizione nello spazio fino agli accadimenti che portarono poi alla guerra in Vietnam e all'affermazione dei diritti per gli afroamericani: tanti, dunque, gli avvenimenti, e tanta anche la diplomazia che J.F.K mostra nella gestione di tutte le problematiche. Tutti sono soddisfatti del loro Presidente, tutti tranne gli abitanti del Texas, che già durante le elezioni gli avevano donato pochi consensi, adesso reclamano una presenza maggiore del proprio leader, fino a quel momento troppo concentrata negli stati orientali. Kennedy ha bisogno dell'appoggio di tutti i cittadini americani per svolgere al meglio il suo lavoro, così a settembre del 1963 dà l'annuncio ufficiale della sua prima visita presidenziale proprio nello stato texano. Il percorso del corteo viene cambiato il 22 novembre successivo, poche ore prima dell'arrivo di Kennedy all'aeroporto di Dallas, perché Elm Street viene ritenuta migliore rispetto a Main Street. Alle 12:29 la limousine che trasporta il Presidente, sua moglie Jacqueline, il Governatore del Texas John Connally e la sua consorte, entra nella Dealey Plaza. Un minuto dopo, si sentono tre spari: un primo, che non va a segno; un secondo, che colpisce prima Kennedy e poi Connally, ferendoli gravemente; un terzo, quello mortale, che arriva dritto alla testa del leader degli Stati Uniti. È il panico. La limousine si dirige d'urgenza al Parkland Memorial Hospital. Ma le cure dei dottori Carrico e Perry durano mezz'ora: nonostante diano il massimo, alle 13:00 il battito cardiaco cessa e il decesso viene dichiarato. Alle 13:33 viene dato l'annuncio ufficiale dal segretario della Casa Bianca, Malcolm Kilduff: "Il presidente John Fitzegarald Kennedy è morto oggi approssimativamente alle 1:00 p.m., qui a Dallas. È morto per una ferita di arma da fuoco al cervello". Intanto, nel deposito della Texas School della Dealey Plaza, ritenuto il luogo d'origine degli spari, la Polizia agisce, e in fretta. Circa 90 secondi dopo l'omicidio viene identificato e fermato Lee Harvey Oswald, probabile assassino, che si accingeva a uscire dall'edificio. Gli interrogatori alla centrale durano poco: Oswald non accenna a confessare, e due giorni dopo l'arresto, durante il suo trasferimento alla prigione di contea, viene ucciso da due colpi di pistola sparati da Jack Ruby, che una successiva dichiarazione dichiara: "Non volevo essere un eroe, l'ho fatto per Jacqueline. Volevo risparmiare alla moglie del Presidente il processo dell'uomo accusato di aver ucciso il marito". Ruby viene condannato all'ergastolo e muore tre anni dopo per un'embolia polmonare. Negli USA e nel mondo, le reazioni delle persone sono lo smarrimento e la disperazione. Nelle reti televisive e radiofoniche vengono trasmessi esclusivamente notiziari sul tragico avvenimento e interviste a testimoni o a esperti, accompagnati da musica funebre. Il 25 novembre vengono celebrati i funerali, guardati in diretta satellitare da tutte le parti del globo, e proclamato il lutto nazionale. Ancora oggi, dopo cinquant'anni, viene commemorata questa tragedia che ha cambiato non solo la storia degli Stati Uniti, ma quella dell'intero pianeta.

Redazione Radio Sintony: Giulia Ledda