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8 Giugno 2011

Piu' aggressivi e depressi, italiani in crisi

Sono più aggressivi, più depressi, più narcisisti, ma soprattutto pensano che, se non rispettano le regole

Sono più aggressivi, più depressi, più narcisisti, ma soprattutto pensano che, se non rispettano le regole, l'unico giudice a cui devono rispondere è la loro coscienza, a volte particolarmente permissiva. E' una "crisi antropologica" quella che stanno vivendo gli italiani. C'é un eccesso di "individualismo" nella società, ha affermato il presidente del Censis, Giuseppe De Rita - presentando oggi l'indagine "La crescente sregolazione delle pulsioni" - che "non finirà con il berlusconismo".

Tra il 2004 e il 2009, ricorda il Censis, le minacce e le ingiurie sono aumentate del 35,3%, le lesioni e le percosse del 26,5%, i reati sessuali del 26,3%. In 10 anni, dal 2001 al 2009, il consumo degli antidepressivi è raddoppiato (+114,2%), mentre nel 2010 gli interventi di chirurgia estetica sono stati circa 450 mila. In crescita anche la pericolosità del consumo di droga (le persone prese in carico nei Sert per consumo di cocaina sono aumentati negli ultimi anni del 2,5%) e i giovani consumatori a rischio di bevande alcoliche (dal 2009 al 2010 sono passati dal 14,9% al 16,6%).

C'é poi una pulsione a una relazionalità virtuale: da settembre 2008 a marzo 2011 gli utenti italiani di Facebook sono passati da 1,3 milioni a 19,2 milioni e ogni giorno vi trascorrono in media 55 minuti. Secondo l'indagine del Censis, la riduzione del controllo sulle pulsioni si spiega anche con l'atteggiamento individualistico degli italiani nei confronti della società. L'85,5% del campione (1.500 persone) pensa che l'unico arbitro dei propri comportamenti sia la propria coscienza. Per il 67,6% le regole non devono soffocare la libertà personale e per il 63,5% (76,9% nel caso dei giovani tra i 18 e i 29 anni) si può essere buoni cattolici anche se non ci si adegua alla morale sessuale della Chiesa. Interrogati sull'aggressività, 7 italiani su 10 dicono che se non ci si fa rispettare, non si otterrà mai il rispetto; il 48,6% pensa che a volte sia giusto difendersi da solo, anche con le cattive (61,3% tra chi vive nelle grandi città) e il 21,2% ritiene che in un mondo di furbi sia necessario adeguarsi e diventare come gli altri.

Gli italiani sono pronti anche ad accettare compromessi per raggiungere i loro obiettivi (46,4%) e il 16,9% pensa che sia legittimo che una bella donna usi anche il suo corpo per avere successo. Soprattutto i più giovani, il 44,8% tra i 18-24enni, é convinto che ci siano dei momenti di svago in cui è lecito trasgredire. "Silvio Berlusconi - ha concluso De Rita - non è l'autore di questo ciclo individualistico, ma solo un navigatore sull'onda. Il ciclo resterà anche dopo la fine del berlusconismo: l'unica speranza è il ritorno del rapporto tra moralità e peccato e la fine del pensiero secondo cui ci sono solo io e l'altro non esiste. Il berlusconismo siamo stati noi, abbiamo determinato noi l'individualismo, che ora si rivela una realtà da curare".