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1 Marzo 2019

ARTIGIANATO LOCALE: WILLIAM PISEDDU E IS CRAPITAS

Al passo con i tempi si sviluppa un progetto sulle scarpe. Un modo nuovo per lui di fare marketing.

William Piseddu, nasce a Cagliari il 20 Maggio 1978 ma cresce a Suelli in Trexenta. Ha vissuto per circa 15 anni a Cagliari ove ha conseguito nel 2005 la Laurea in Ingegneria Civile con la tesi, dal titolo: “La rete commerciale del Centro urbano di Cagliari da Piazza Yenne al Mercato di San Benedetto. Storia, strutture, colori, immagine e restyling”. Nel corso della sua crescita personale e professionale per ottimizzare le sue conoscenze e rafforzare quelle che sarebbero poi state le sue nuove competenze si diletta nella frequentazione di seminari e corsi concernenti tecniche di vendita avanzata e marketing strategico. Ricopre nel contempo molteplici ruoli, da direttore di cantiere per circa 3 anni a direttore vendite nel settore dei servizi riuscendo anche ad ottenere diversi riconoscimenti a livello nazionale. Nel 2010 si trasferisce in Lombardia. Nulla avviene per caso. Nonostante la sua “sarditudine”, ricca di cultura, tradizione e ancoraggi volti al passato, la sua ambiziosa passione nei riguardi del commercio e della vendita, lo accompagna “al passo” con i tempi a sviluppare un progetto sulle scarpe, un modo nuovo per lui di fare marketing.

William Piseddu, sardo di nascita e per la vita e lombardo d’adozione. Ingegnere Civile sulla carta ma progettista di scarpe. Come ci si sente a vivere in/di questa dicotomia?

Sardo di nascita per la vita e Lombardo d’adozione, dici bene. Non parlerei di dicotomia perché vi è proprio un comune denominatore tra progettazione strutturale civile e progettazione di scarpe. Si tratta di dover pensare a un prodotto rivolto al benessere della persona e di conseguenza diventa importante riconoscerlo come un servizio. Troppo e per molto tempo si sono seguiti dei filoni vincolati alla progettazione di un prodotto che mettesse in risalto più l’immagine e lo stile e quindi meno l’ efficienza strutturale. Penso invece che quando oggi si parla di progetti qualsiasi sul mercato sia necessario appunto cercare un connubio giusto fra quello che è il design del prodotto (una casa di civile abitazione, ufficio commerciale o una scarpa) con quello che è il suo fine ultimo. Una calzatura adeguata risponde a canoni quali: comodità, qualità, perseveranza nella ricerca, progettazione e realizzazione del prodotto. 
Realizzi scarpe su misura, collezioni mai uguali e impronte personalizzate e questo fa sentire il cliente “speciale”, non omologato.

Puoi spiegarci come avviene la domanda del cliente e come si sviluppa l’offerta anche attraverso un esempio (tutta la fase della trattativa, della creazione e della realizzazione)?

Da quando ho registrato il marchio Is Crapitas di William Piseddu, l’identità del prodotto si è consolidata. Questo mi ha permesso di carpire due cose importanti. La prima è che la scarpa personalizzata e su misura piace poiché offre l’occasione/opportunità alla persona di non omologarsi a quello che è lo stile di tutti. La seconda cosa importante è che esistono dei riferimenti stagionali o se vogliamo imposizioni e impostazioni di colori che vanno di moda e altre che rimandano ad una coscienza di appartenenza ai colori della nostra terra sarda. E’ doveroso e fondamentale salvaguardare l’unicità della persona che vuole utilizzare le Is Crapitas e allo stesso tempo è importante e prestigioso offrire al cliente qualche dettaglio sulla struttura della scarpa: dalla scelta dei colori che va di pari passo con quella che è la scelta del materiale. Quando si parla di pelle scamosciata, pelle liscia, pelle crosta identifichiamo delle differenze che il cliente spesso non conosce e quindi non c’è piacere più immenso per me indirizzarlo verso la scelta migliore, favorevole tra l’altro alla salvaguardia del proprio stile.

Che tipo di clientela ricerca il tuo prodotto?

E’ un po’ difficile poter definire appunto un targetizzazione della clientela che ricerca Is Crapitas. Il cliente interessato a Is Crapitas rimane colpito e spesso affascinato da un prodotto caratterizzato da qualcosa di diverso. Probabilmente la mia risposta può apparire scontata o banale ma se dovessi soffermarmi a pensare a chi ha calzato Is Crapitas, posso affermare che la fascia d’età è variegata e va dai 15 anni fino ai 90 anni. La persona che indossa Is Crapitas può essere sportivo, libero professionista, il grande imprenditore, l’insegnante, l’avvocato e il funzionario regionali, il politico e il ricercatore . A breve verranno pubblicate alcune fotografie di sportivi di alto livello che hanno apprezzato l’idea di Is Crapitas, non come sponsor ma come affezione verso questo prodotto considerato valido. Vado orgoglioso di tale traguardo. 
“In sa vida non contada su passu chi fais ma s’arrastu chi lassas” – “Nella vita non importa il passo che fai ma l’impronta che lasci”. Questo è il tuo motto ma è quello che tutti vogliamo, in realtà. Far sapere che abbiamo lasciato delle impronte quando siamo passati in questa terra, per essere ricordati.

Cosa significa per te “Is Crapitas”e che impronte vuoi lasciare? Traduci in sensazioni ed emozioni questo termine per noi lettori.

Questo motto caratterizza la mia vita e il mio modo di essere. Nel cammino che percorriamo ogni giorno, qualsiasi attività si porti avanti nella quotidianità e che ci vede quindi impegnati nell’azione verso una meta, lo scopo è lasciare impresso qualcosa che ci definisca e offra l’occasione di identificarci in qualcosa, apportando un contributo forte su ciò che ci impegniamo a perseguire. Il legame di questa frase con Is Crapitas diventa una sinergia trainante vorrei sottolineare e non solo per i sardi ma per tutti. Proprio lo scorso mese un gruppo di persone non legate fra loro e quindi appartenenti a luoghi differenti hanno deciso di acquistare Is Crapitas pur non avendo nessun collegamento con la nostra madre terra. Is Crapitas è un prodotto virale, accomuna tante persone e grazie a quest’ultime la richiesta è sempre tanta. Sono grato a tutti per questo successo. Un successo che mi sono creato, lasciando un solco sulla sabbia con la mia idea. I quattro mori sono diventati un brand, un simbolo anche strategico nelle tue scarpe e questo fa la differenza. Non è stata una scelta fatta con “i piedi” insomma.

La domanda che ti farò potrebbe apparentemente sembrare scontata, in realtà non lo è affatto poiché nella vita possiamo scegliere innumerevoli soluzioni o concetti. Hai prediletto la chiave del nostro simbolo per affinare le tue scarpe per immergerti nell’onda del cambiamento. Perché? Qual è il messaggio che vuoi trasmettere sotto il punto di vista della comunicazione?

Le domande semplici hanno spesso risposte difficili e risponderti in questo caso non è ovvio. Il fatto è che i Quattro Mori sono sempre stati un brand e io amo questo simbolo perché per me è proprio un concetto. Il simbolo dei quattro mori per Is Crapitas è uno strumento per poter raccontare qualcosa. Raccontare la vera tradizione, un verso ben definito perché così vuole la storia. Faccio sempre riferimento a quelle che sono le cantine vitivinicole più blasonate presenti in Sardegna e in Italia. In generale quando effettivamente si traggono i vantaggi di un successo, un successo non puramente economico ma un successo di valore si traggono i vantaggi di quel risultato dopo tre generazioni.

Hai contemplato l’opportunità di rientrare in Sardegna e far girare l’economia nella tua terra con la tua creatività? Pensi sia un sogno o una realtà possibile da concretizzare? Pro e contro?

Penso che nella vita non si possa escludere nulla. I miei genitori, soprattutto mia madre sostengono sempre che io ero una di quelle persone che in cuor suo non avrebbero mai lasciato la Sardegna. Sono andato via della Sardegna perchè mia moglie pur essendo di origine meridionale è nata a Saronno e ci siamo trasferiti al Nord, in Lombardia per motivi lavorativi. Ho imparato a non escludere più nulla anche perché spesso la vita stessa determina le scelte che ognuno per piacere o per dovere si trova a fare. Quindi qualora si dovesse palesare l’opportunità di rientrare in Sardegna sicuramente sarei il primo a fare questa scelta. Da circa un anno sto seguendo delle lezioni private da un maestro artigiano nel luogo dove risiedo perché il mio obiettivo è quello di voler imparare a fare le scarpe come venivano fatte negli anni ’50. Vorrei aprirmi un laboratorio artigianale nella zona dove risiedo e nulla esclude che in un futuro prossimo riesca a replicare il concetto di Is Crapitas anche nella nostra madre terra. Il percorso è medio/lungo con aspettative concrete per questo motivo ora come ora non contemplo i pro e contro ma la giusta dose di impegno per rendere possibile anche questa ambizione. Più frequentemente mi accorgo quanto da un punto di vista puramente di utilizzo dei materiali, tutti coloro che utilizzano pellami, materie prime in generale per questo tipo di lavorazione si rivolgano a fornitori fuori dalla Sardegna e vi assicuro, perché l’ho constatato con la mia esperienza e professionalità che le differenze di qualità e risultato sono differenti. Questo aspetto incide non poco. Il marchio nel tempo può avere un potere commerciale se non si abbandona l’idea, determinata da parametri come qualita’ e perseveranza.

Il Made in Italy autentico e che rispetta artigianalità e tradizione piace nel mondo?

Il Made in Italy funziona e piace nel mondo. Della Sardegna, della Barbagia o dell’Ogliastra, fuori arriva il classico proceddu. Si esporta anche qua in Italia. Giapponesi e cinesi quando arrivano in Italia svaligiano i nostri negozi per acquistare prodotti italiani. Siamo portatori e sinonimo di Moda, arte, cibo, vino. Chi è che nel mondo può parlare di vino? È evidente quanto sia in crescita l’export del vino italiano e sardo all’estero. Il prodotto made in Italy funziona ma solo quello autentico, che rispetta le tradizioni e artigianalità che ci sono in Italia. Ci sono ancora tante realtà universalmente riconosciute. Il made in Italy rappresenta quello che è un marchio di garanzia, vince e continua a vincere sia ora e penso anche in futuro.

Vino e scarpe: un connubio originale e straordinario che rappresenta un idea di moda con un grande obiettivo all’avanguardia. Al Vinitaly “Carignano” e “Is Crapitas”: due facce vincenti del Made in Sardegna. Raccontaci l’esperienza di questo progetto. Il connubio fra i due, da buon sardo e testardo lo vedevo come un percorso vincente.

Data la mia passione sia per il vino che per le scarpe (credo che abbiano entrambi delle caratteristiche sensoriali comuni) decisi di proporre una collaborazione alla Cantina di Santadi: sono molto affascinato dalla loro storia ed è considerata fra le 100 migliori aziende italiane e fra le poche ad aver ottenuto numerosi riconoscimenti come l’Oscar del vino nel 2015. Non potevo pensare ad una vetrina migliore del Vinitaly 2018, il salone internazionale del vino e dei distillati svolto nelle prime settimane di aprile scorso a Verona. Era uno dei miei sogni e realizzarlo è stato davvero entusiasmante. L’unione dei prodotti definisce un connubio perfetto per persone che ricercano prodotti speciali. L’eccellenza del vino e del manufatto calzaturiero esaltano l’unicità e l’artigianalità tipica della nostra meravigliosa terra nel panorama nazionale e internazionale.

Hai nuovi sogni nella “scarpiera”o nella “cantina”?

Mariah Carey aveva lanciato sul suo profilo Instagram una sorta di sfida provocatoria attraverso una foto della scarpiera con un reparto gold. Per tanti, soprattutto per le donne, la “sfida” nel subconscio divenne secondo me il classico Sogno della scarpiera. Qualcosa che ricorda un film dove compare una cabina armadio favolosa, un ambiente personale, speciale per scarpe uniche. Non mi dispiacerebbe che almeno un paio di Is Crapitas trovassero un piccolo spazio nel reparto gold di ognuno di voi e se non costa nulla il sogno anche nella cabina di Mariah Carey.

@MariazzurraLai