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11 Maggio 2011

Ribelli Libia, Gheddafi fuggito

In luogo sconosciuto, secondo gruppo Intifada 17 febbraio

Gheddafi e' scappato in un luogo sconosciuto, secondo quanto affermano i ribelli libici sulla loro pagina Facebook ''Intifada del 17 febbraio''. Il movimento indica il 17 maggio prossimo come 'giorno della rabbia' in tutta Tripoli. Gheddafi è scappato in un luogo sconosciuto, secondo quanto affermano i ribelli libici sulla loro pagina Facebook "Intifada del 17 febbraio". Il movimento indica il 17 maggio prossimo come 'giorno della rabbia' in tutta Tripoli.

ONU  - L'immediato cessate il fuoco in Libia è stato chiesto dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. Ban ha lanciato un appello affinché si fermino immediatamente i combattimenti "a Misurata" e nel resto del paese, sottolineando la necessità di proseguire il dialogo politico.

FRATTINI: 'MAI STATO OBIETTIVO MISSIONE' - "Gheddafi non è mai stato l'obiettivo della missione" internazionale, che punta a "proteggere i civili" per evitare un "bagno di sangue". Lo ha detto il Ministro degli Esteri Franco Frattini, intervenendo a 'Radio anch'io' e assicurando di non avere "alcuna idea" di dove possa essere il Rais, che non appare in pubblico da dieci giorni.
In Libia si dice "nulla è come appare", del resto "si è parlato della morte del figlio di Gheddafi con 3 bimbi piccoli, mentre poi abbiamo saputo dall'anagrafe che non aveva moglie né figli", ha aggiunto Frattini.

ESPLOSIONI AD EST DI TRIPOLI - Per circa un'ora sono state udite esplosioni ad est di Tripoli, mentre aerei hanno sorvolato la capitale, secondo quanto indicato da un testimone all'Afp. Le esplosioni sono iniziate verso le 7.30 e sono durate fino alle 8.15, sempre secondo le testimonianze.

NATO, NON SAPPIAMO SE GHEDDAFI E' VIVO O MORTO
di Marisa Ostolani
Con otto raid aerei in poche ore e attacchi missilistici a ripetizione su Tripoli, la Nato ha stretto la notte scorsa il cerchio attorno al rais, il cui bunker sarebbe stato nuovamente colpito, anche se ufficialmente l'Alleanza assicura che non si è aperta nessuna caccia a Gheddafi e il colonnello "non è un bersaglio" della missione militare in Libia. Mentre l'Onu invoca una tregua umanitaria, evocando i rischi di una penuria generalizzata di cibo e generi di prima necessità, aumentano i dubbi sulla sorte del rais, che non appare in pubblico da una decina di giorni e che non ha neppure partecipato ai funerali del figlio. "Non abbiamo alcuna prova se sia vivo o morto", ha detto il generale di brigata Claudio Gabellini, responsabile pianificazione dell'operazione Unified Protector, rispondendo a domande di giornalisti dopo l'operazione notturna nel corso della quale - secondo testimoni - sarebbe stato colpito anche il complesso di Bab al-Aziziya dove il Colonnello ha una sua residenza-bunker. "Non sappiamo cosa stia facendo ora Gheddafi. E a dire la verità, non siamo neppure interessati. Il nostro mandato è proteggere la popolazione civile libica ed eseguiamo questo mandato colpendo bersagli militari, non individui specifici", ha detto l'ufficiale italiano. "La scorsa notte sono stati distrutti bunker di comando e di controllo usati dal regime di Gheddafi per colpire la popolazione civile", ha precisato Gabellini. Il portavoce del governo libico, Mussa Ibrahim, ha seccamente smentito le testimonianze secondo cui il compound del colonnello Gheddafi sarebbe stato colpito. "I raid hanno colpito il centro della città. Hanno centrato edifici governativi", ha riferito il portavoce. "Questi non sono obiettivi militari. Perché li hanno presi di mira?", ha chiesto Ibrahim. Secondo fonti ufficiali libiche, i raid notturni avrebbero preso di mira anche un centro per l'infanzia e quattro bambini sarebbero rimasti feriti. "Abbiamo letto questi rapporti, ma non abbiamo nessuna prova. Non abbiamo persone sul terreno, pertanto non possiamo confermarli", ha replicato Gabellini. Ma secondo il generale, le "solide informazioni" di fonte militare di cui l'Alleanza dispone smentirebbero queste notizie. L'ufficiale ha mostrato foto e video per supportare "l'alta precisione" degli attacchi della Nato, la cui maggiore preoccupazione - ha assicurato - "é di evitare vittime tra i civili". L'intensificazione dei bombardamenti su Tripoli non rappresenta - ha insistito l'Alleanza - l'inizio di una escalation in Libia. "Noi continuiamo ad applicare la stessa strategia: ridurre il più possibile la capacità del regime di Gheddafi di colpire i civili", ha detto la portavoce Carmen Romero. "Non stiamo dando la caccia a Gheddafi", ha ribadito. Ma solo ieri, parlando dagli Usa, il segretario generale Anders Fogh Rasmussen, ha dichiarato che per Gheddafi "la partita è finita". E molti osservatori ritengono che la Nato voglia imprimere una svolta alla missione il più presto possibile. "Prima sarà e meglio sarà", ha detto Rasmussen. L'Italia non commenta l'intensificazione dei bombardamenti aerei della Nato. Ma il ministro della Difesa Ignazio La Russa ribadisce che "l'Italia non partecipa a bombardamenti, anche condivisi, sulle città". Oltre che per la pressione militare dell'Alleanza, il regime quarantennale di Gheddafi potrebbe essere scalzato dalle proteste della popolazione civile. Secondo un sito dell'opposizione, sarebbero in corso rivolte contro il regime alla periferia di Tripoli e forze fedeli a Gheddafi - inclusi mercenari - starebbero defezionando e passando con gli insorti. Il vicario apostolico di Tripoli, monsignor Innocenzo Martinelli, non conferma queste notizie, ma dichiara che "i libici hanno paura" e che "ogni giorno migliaia di persone partono verso Egitto e Tunisia".