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19 Gennaio 2020

In tribunale traduttore napoletano-italiano

Un processo fuori dal comune che vede imputati dei napoletani che non parlano e capiscono l'italiano

Che il napoletano sia una lingua affascinante quanto difficile da apprendere è cosa assodata. Ma che in un tribunale italiano si sia dovuto ricorrere al traduttore per comunicare durante il processo è un qualcosa fuori dal comune.

Siamo al tribunale di Macerata, durante un processo che vedeva protagonisti degli uomini provenienti da Napoli accusati di spaccio. Il giudice Francesca Preziosi è dovuta ricorrere all’uso dell’interprete poiché l’imputato non comprende l’italiano.

Un caso controverso che da una parte mette in luce il riconoscimento del napoletano come lingua a tutti gli effetti, e dall’altro evidenzia il basso tasso di alfabetizzazione nel mezzogiorno. Andrea di Buono infatti sarà il primo incaricato nella storia a tradurre gli atti del processo

"Questa singolare decisione — che dovrebbe farci riflettere sul livello preoccupante di alfabetizzazione che tocca vasti strati della nostra popolazione — contiene una nota positiva: il riconoscimento del napoletano come lingua. Un riconoscimento che riprende quello già effettuato, qualche anno fa, dall’Unesco" le parole dell’avvocato di Buono al Corriere del Mezzogiorno.