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7 Gennaio 2020

Monica Pais tra le 10 donne più influenti d'Italia

VI nella classifica del CorSera, professionista e scrittrice ha conquistato i cuori non solo dei sardi con le sue storie di sensibilità.

Monica Pais, veterinaria sarda di Oristano, è stata inserita dal Corriere della Sera nel gruppo delle dieci donne che nel 2019 hanno fatto qualcosa di speciale per il nostro Paese. Un animalismo “giusto” così è stato definito ma soprattutto “sano” per chi come lei fa della sua professione una vera vocazione. Ed è per questo che la Pais nella classifica del CorSera si aggiudica il VI posto tra altrettante donne autorevoli. "Sono molto grata e davvero lusingata per il riconoscimento. Lo prendo come un auspicio per il 2020", ha detto Monica Pais rispetto al riconoscimento ottenuto. La sua clinica “Duemari” è all’avanguardia ma è anche la sua fine scrittura il frutto della sua forte sensibilità animalista. I suoi saggi sono conosciuti per le storie dei suoi protagonisti, i cagnolini salvati dal loro triste destino. Le storie degli animali maltrattati sono diventate storie di sensibilizzazione: “Animali come noi” - “Il cane che non voleva più amare”. Da Palla a Nano poi Freccia e Smilzo sono ormai simbolo di civiltà. Così spiega la dottoressa con l’umiltà che la contraddistingue: "Penso che parlare delle cose e renderle evidenti agli altri sia importante. Per gli animali non c'è cosa migliore che la testimonianza, è quella che sortisce i risultati migliori, così ognuno di noi può capire cosa ricavare in termini di sensibilità”. Per le cronache, la Sardegna ha un triste primato rispetto ai maltrattamenti nei confronti degli animali - "I maltrattamenti sono legati alla sensibilità di chi vede”, commenta la veterinaria, “sento che buona parte di questo triste primato nasca dal ‘rovescio della medaglia’ e cioè dal fatto che in tantissime persone è nata una nuova consapevolezza". La Pais specifica che l'isola non è la prima regione dove si riscontrano i casi di maltrattamenti: "Certamente non siamo i primi,  anche nelle altre regioni i maltrattamenti sono comuni. Ma di sicuro, altrove, a differenza della Sardegna, non viene dato particolare risalto e quindi le tragiche storie passano in seconda battuta”. La cultura sarda fa da padrona in questo senso: “La nostra è una cultura di tipo agropastorale in cui si presentano casi gravi in un contesto che relega gli animali in una situazione subordinata rispetto all'uomo. I casi in Sardegna sono più visibili. È per questo che la sensibilità è cresciuta, pochi abitanti per un vasto territorio, dove tantissimi sono gli animali, la conseguenza è che da noi le persone sono molto più reattive e spinte a riconoscere atti di violenza. Vedere un cane alla catena fino a tempo fa non veniva visto come un atto violento e non creava sconcerto”. L’animalismo della Pais è stato definito "sano", in un mondo che può fare della sensibilità un business di visibilità, infatti, i social hanno permesso una visibilità a volte sbagliata. "Bisogna riconoscere il ruolo positivo della tecnologia senza che divenga mercimonio della propria immagine. Spero che tutto questo - e sembra che stia succedendo – si trasformi, da una piccola scintilla ad un falò, che coinvolga sempre più personalità", conclude Monica Pais.  

@Margherita Pusceddu