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23 Dicembre 2019

Tradizione e curiosità del Natale in Sardegna

Alcune delle usanze tramandate

Nella tradizione sarda, quando la civiltà industriale e commerciale ancora non aveva sostituito quella contadina e agropastorale, il Natale costituiva un importante e significativo momento di riavvicinamento e sinergia per la famiglia. Gli uomini, i pastori sardi con la transumanza erano costretti durante l'anno a vivere in montagna, lontano dalla propria casa e dai propri cari. Al loro rientro, ad attenderli, erano le proprie mogli e figli, ormai cresciuti.

Il momento peculiare che ripristinava l'unione familiare con la ripresa dei contatti umani, era la notte della Vigilia, definita dalla tradizione Sa notte ’e xena (notte della cena).Il caminetto rappresentava il focolare delle attività di ciascuna famiglia  e per l'occasione veniva procurato un grosso ceppo appositamente tagliato e conservato, detto Su truncu ’e xena o cotzina ’e xena. Questo ceppo doveva restare acceso fino l'epifania, di conseguenza era interesse dei componenti accertarsi che ciò avvenisse con cura anche per il messaggio di buon auspicio economico e di salute della famiglia che questo rappresentava.  

Proprio accanto al piacevole tepore emanato dal fuoco l’intero gruppo familiare consumava i prodotti tipici sardi della tradizione pastorale come l’agnello o il capretto arrosto con annesse frattaglie (su trataliu e sa corda), formaggi sardi e salsicce sarde ottenute da su mannale, il maiale allevato in casa e ucciso come da rituale per essere consumato il venticinque.

Dopo la cena gli anziani intrattenevano i bambini con racconti e leggende e giochi tradizionali come su barrallicu, arrodedas de conca de fusu, punta o cù, cavalieri in potu, tòmbula, matzetu e set’è mesu in craru.

 

@Mariazzurra Lai