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26 Settembre 2019

Napoli -Cagliari 0-1

Davide batte Golia dopo 12 anni. Vittoria del Cagliari

È un giovedì di fine settembre, mancano otto mesi alla fine del campionato, un'eternità. Eppure, svegliarsi da quarti in classifica fa un certo effetto, non ricordiamo nemmeno quando è stata l'ultima volta. Ce lo godiamo questo quarto posto, consapevoli che la Champions non sarà cosa per noi, ma altrettanto consci del fatto che questa squadra se la giocherà con chiunque, come ha fatto ieri.

Il Cagliari ha battuto il Napoli, Maran ha ingannato Ancelotti, Davide ha vinto contro Golia. Non accade spesso, ma accade. Ieri è stata una notte magica, una gioia da ricordare a lungo per il popolo rossoblù, che non usciva vittorioso dal San Paolo da dodici lunghi anni. Per la verità, nelle ultime stagioni si tornava a casa con le ossa rotte e con diversi gol sul groppone. Ieri, però, Davide si è preso la rivincita, la sua piccola rivincita, facendo lo sgambetto al gigante proprio negli ultimi minuti, dopo aver retto stoicamente ai cazzotti dell'avversario.

La pugnalata decisiva è arrivata dritta al cuore di uno stanco Golia: cross dalla destra di Nández (ancora lui: assist in fotocopia dopo quello a João contro l'Inter), girata di testa di Castro per un colpo che è valso tre punti e la terza vittoria consecutiva. Curioso che da quando si è fatto male Pavoletti, il Cagliari non abbia cambiato fisionomia, garantendo il solito apporto di reti di testa: João contro i nerazzurri, il Cholito contro il Genoa e ora il Pata Castro contro il Napoli.

Ma andiamo per gradi: tutti ci aspettavamo un coperto 3-5-2, ma Maran ha ben pensato di non snaturare troppo la squadra, riproponendo il modulo che i ragazzi conoscono a memoria, ma variandolo quantomeno negli interpreti, perché sulla trequarti, stavolta, ha stazionato Rog, meno fantasioso rispetto a Castro ma sicuramente più dinamico. In difesa conferma per Pisacane, tra i migliori in campo, e chance per Klavan e Lykogiannis, con conseguente panchina per Ceppitelli e Pellegrini. In regia ancora Oliva, stavolta da titolare, mentre davanti gli intoccabili João Pedro e Simeone.

Atteggiamento comunque accorto, come è giusto che sia, ma non rinunciatario. I rossoblù sono ben messi in campo, reggono l'urto nel primo tempo e provano a creare grattacapi al Napoli con i movimenti degli attaccanti, che sono in palla e danno l'impressione di poter creare pericoli da un momento all'altro. All'intervallo è 0-0, anche grazie a Olsen che erige un muro dinanzi a Insigne.

Il copione della ripresa non può essere diverso: gli azzurri fanno la partita, i rossoblù si arroccano in difesa. La truppa di Ancelotti preme sull'acceleratore e si rende pericolosa su corner e calci piazzati, come in occasione della zuccata a colpo sicuro di Koulibaly, sulla quale Olsen vola a metterci la manona. La gara sembra assumere i tratti di un assedio: Mertens coglie due pali esterni, Llorente fa paura di testa in più occasioni.

A questo punto, è Maran a pescare il jolly dalla panchina: fuori Rog, dentro Castro. È il segnale che, dopo tanta sofferenza, si può pure vincere. D'altronde siamo ancora sullo 0-0. E così sia: Cacciatore, João Pedro, Nández e Castro confezionano l'azione decisiva, cogliendo di sorpresa la difesa partenopea, non certo impeccabile come al solito. A quel punto, il Napoli non ha più la forza di riprendersi e il fischio finale del signor Di Bello sancisce un'impresa che appena una settimana fa nemmeno ai campioni d'Europa del Liverpool erano riusciti a centrare.

Fra tre giorni si torna in campo, la squadra non ha il tempo per dilungarsi nei festeggiamenti, perché la gara contro l'Hellas Verona nasconde non poche insidie, specialmente ora che l'entusiasmo è alle stelle. Discorso diverso per i tifosi, che arriveranno in massa alla Sardegna Arena e che possono godersi con calma questa clamorosa vittoria. D'altronde c'è la sensazione che aumenti sempre di più la febbre rossoblù e la colpa dev'essere di quella classifica, così bella e così reale. Almeno per ora.