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3 Agosto 2018

Il Sudafrica apre alla vendita di trofei di leoni.

Nel Paese africano ่ possibile uccidere leoni in determinati allevamenti. Finora era consentita l'uccisione di 800 esemplari all'anno

Nel Paese africano è possibile uccidere leoni in determinati allevamenti. Finora era consentita l'uccisione di 800 esemplari all'anno, ora il numero è aumentato a 1.500. Per le autorità servirebbe a limitare il bracconaggio.

Non se la passano bene i leoni africani. La richiesta di parti del loro corpo - tra cui ossa, denti e artigli - cresce di giorno in giorno, principalmente dai Paesi del sud-est asiatico, dove vengono impiegati per produrre sostanze per certe medicine tradizionali, oltre che per realizzare prodotti di bigiotteria. È ormai risaputo ovunque, o quasi, che la caccia a questi felini e il commercio di parti del corpo sono illegali.

Eppure, con una serie di stratagemmi burocratici, il Sudafrica ha da tempo legalizzato l'esportazione di parti di questi animali, creando allevamenti dove, oltretutto, i leoni vivono in condizioni terribili. In queste strutture è ormai consentito, per chi lo desidera, uccidere questi animali per prenderne, per esempio, la testa o la pelle come trofeo. Tutto questo ovviamente a pagamento. La notizia è che le autorità del Sudafrica hanno annunciato che sarà consentito, d'ora in poi, uccidere 1.500 leoni all’anno, contro gli 800 "pianificati" fino a oggi.

Le tigri sono molto ambite in alcuni Paesi orientali. Alcune parti del loro corpo sono usate per produrre "medicine tradizionali". Il loro spopolamento ha fatto sì che i leoni africani siano diventati una "preda alternativa"... | Shutterstock

Che fine fanno? Secondo la Born Free Foundation, la maggior parte dei trofei di leoni viene esportata in Vietnam o nel Laos, Paesi che sarebbero fortemente coinvolti anche nel traffico illegale di animali selvatici. Le ossa di leone sono infatti sempre più spesso utilizzate come sostituto di parti di tigre, altamente ambite, per produrre prodotti che, secondo alcune leggende locali, possiederebbero proprietà medicinali.

Ne è un esempio il cosiddetto “vino delle ossa di tigre”, che in certi ambienti è considerato uno status symbol e che nell’immaginario di molti conferisce forza e vigore.

Conseguenze pericolose. Molte organizzazioni che lavorano per la conservazione della fauna africana sostengono che la decisione potrebbe avere conseguenze drammatiche, perché potrebbe contribuire a far passare il messaggio che il traffico di parti di leoni sia in qualche modo legittima.

Le autorità del Sudafrica si giustificano sostenendo che, davanti al forte aumento della richiesta di parti di leoni, questo sistema avrebbe il vantaggio di limitare perlomeno il bracconaggio. Tuttavia non ha fornito numeri o altre informazioni per supportare questa ipotesi.

In base a censimenti di organizzazioni indipendenti, sembra che in Sudafrica esistano circa 8.000 leoni che vivono in strutture private, mentre in libertà ve ne sono tra i 1.300 e i 1.700. In tutto il continente africano il numero dei leoni si attesta attorno a quota 20.000 (dati 2014), in calo di ben il 43 per cento rispetto al 1993.