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31 Maggio 2013

Giornata antifumo, una lotta lunga 50 anni

Cresce la voglia di divieti "all'americana" Il vizio della sigaretta uccide, in base ai dati dell'Oms, sei milioni di persone all'anno

La Giornata mondiale antifumo del 2013 celebrata su iniziativa dell'Organizzazione mondiale della sanità è diversa dalle altre perché l'impegno nella lotta al fumo compie 50 anni. Partì dagli Stati Uniti nel giugno del '63, la "dichiarazione di guerra" al tabacco lanciata dall'American Heart Association che con un durissimo report evidenziava gli effetti nocivi delle sigarette per la salute, associandole a tumori e malattie cardiovascolari e respiratorie.

Una lunga battaglia legale... - Da allora, soprattutto negli anni '80, molti Stati (in testa il Canada) hanno messo in atto una legislazione di controllo del tabacco. Fino ad arrivare, in tempi più recenti, nel 2005, all'entrata in vigore di una convenzione quadro dell'Organizzazione mondiale della sanità per la lotta contro il tabacco il 28 febbraio e, sempre nello stesso anno, alla scelta di molti Paesi di vietare il fumo nei locali chiusi pubblici e privati, compresi gli uffici. L'Italia è stata tra i primi, con la legge Sirchia, a introdurre questa “mini- rivoluzione”. Per rendere l'idea delle dimensioni del problema, il commissario Ue per la Salute Tonio Borg, ha detto: "Ogni anno una città delle dimensioni di Francoforte o Palermo viene cancellata dalla nostra mappa".

...e culturale - I passi avanti, in ogni caso, sono stati numerosi in questi cinquant'anni, sono intervenuti soprattutto dal 1998 in poi veri e propri cambi di mentalità dovuti alla regolamentazione della pubblicità su tabacco: nei film di Hollywood, per esempio, le sigarette compaiono sempre meno e proprio perché la regole ferree sulla pubblicità hanno funzionato in questo settore si auspica che lo stesso avvenga con gli alcolici.

Ancora troppi morti - Nonostante questo, però, il fumo rimane ancora oggi un “big killer”, come ricorda l'Oms, i morti ogni anno sono sei milioni, 83mila dei quali in Italia. Nel nostro Paese la Lilt, Lega italiana per la lotta ai tumori, grazie alla presenza capillare sul territorio di 25mila volontari, fornirà informazioni sui danni provocati dal fumo attivo e da quello passivo (che nel mondo miete 600mila vittime all'anno) e 400 ambulatori e punti prevenzione saranno aperti per visite e controlli.

Via il fumo dai parchi - Stop al fumo con divieti "all'americana". Secondo una indagine Doxa rielaborata dall'Istituto superiore di sanità la maggior parte degli italiani (ma solo un terzo, in media, tra i fumatori) sarebbe favorevole ad ampliare il divieto di fumo nei luoghi pubblici, non solo nei cortili di scuole e ospedali - ipotesi che trova il favore di 7-8 italiani su dieci - ma anche in luoghi simbolo come gli stadi, dove vorrebbe vietare le 'bionde' il 64,1% degli intervistati, o nei giardini pubblici, che trova favorevole il 60,1%. Percentuali queste ultime che pero' scendono rispettivamente al 35,8% e al 33,2% tra i fumatori.

Il boom del fumo digitale - Molti utilizzano come espediente per eliminare il tabagismo dalla propria vita, la sigaretta elettronica. In realtà, però, non si tratta di un antidoto al vizio, come dimostrano i sondaggi. Inoltre, gli eventuali effetti sulla salute delle e-cig non sono ancora stati studiati a sufficienza. Un tema da approfondire visto che l'età degli svapatori è molto bassa. La sigaretta elettronica piace ai giovanissimi, tanto che gli "svapatori" tra i 15 e i 24 anni sono il doppio dei fumatori tradizionali.
Da un'indagine Doxa elaborata dall'Istituto superiore di sanità, dsecondo la quale in questa fascia di età "il 23,6% utilizza e-cig, l'11,6% fuma le classiche". Non ci sono differenze tra maschi e femmine, ma, spiega Roberta Pacifici, dell'Osservatorio fumo Iss, l'età media dei fumatori digitali "è più bassa di 9 anni" rispetto a chi fuma le bionde.

In percentuale utilizza le e-cig regolarmente l'1% degli italiani. Ma tra i consumatori di e-cig solo uno su dieci ha perso il vizio delle "bionde" mentre il restante 90% circa fuma entrambe. Pacifici continua: "In parecchi casi, la quantità di nicotina assunta addirittura aumenta". La maggior parte degli svapatori, infatti, sceglie le e-cig con nicotina e che, sempre secondo la ricerca, il 22,1% di chi svapa non ha modificato le sue abitudini rispetto alle sigarette tradizionali. Ma c'è anche un 44,4% che dichiara di averne diminuito leggermente il numero, mentre il 22,9% afferma di averle ridotte "drasticamente".

Secondo l'indagine, il 91,2% degli italiani conosce la sigaretta elettronica (contro il 72,1% del 2012), il 10,1% intende provarla (in calo rispetto al 12,4% dell'anno precedente) e non intende provarla il 74,2% (52,4% nel 2012).